Nei giorni in cui Apple e Nokia sono nuovamente ai ferri corti, scontrandosi in questo caso sul famigerato Antennagate nato attorno all’iPhone 4, le parti si trovano profondamente divise dal punto di vista economico. Apple, infatti, ha pubblicato l’ennesimo bilancio da record utile per soffiare forte sulle vele del proprio smartphone; Nokia, invece, si trova a redigere un bilancio senza crescita, con un calo tendenziale dei profitti e con flebili speranze per una ripresa immediata. Il confronto tra le parti, per quanto poco esplicativo, è sicuramente scomodo.
A comunicare i dati trimestrali del gruppo è il CEO Olli-Pekka Kallasvuo, il quale potrebbe presto essere sostituito e dal quale non giungono notizie confortanti. Il gruppo regge, infatti, ma senza alcun traino nuovo: il mercato è solido grazie ai successi del passato, ma gli smartphone di nuova generazione ancora non incontrano i favori del pubblico e per questo motivo rimangono un punto interrogativo del quale gli azionisti chiedono conto. Le azioni del gruppo, però, aprono in positivo con un aumento di circa 6 punti percentuali: sebbene le cifre indicassero attese migliori, in realtà il mercato aveva probabilmente già scontato il pessimismo latente attorno al gruppo e le conferme del bilancio sembrano offrire alle azioni NOK ulteriori margini di tempo per una reazione (se non altro formale, ed in tal contesto la vittima sacrificale sarebbe proprio il CEO attuale).
Le vendite del gruppo ammontano nell’ultimo trimestre a 10 miliardi di euro, leggermente al di sotto delle previsioni ma in rialzo dell’1% anno su anno. Scende soprattutto l’introito netto, passato da 380 milioni del secondo trimestre 2009 ai 227 del secondo trimestre 2010 (-40% anno su anno). Per i mesi a venire la domanda di mercato dovrebbe salire del 10% e Nokia confida di mantenere la quota di mercato già in essere. Bene Navteq: +163% annuo in profitti netti. Nessuna notizia, però, viene fornita relativamente a nuovi prodotti o nuovi progetti: Nokia rimane ancorata al suo passato e l’iPhone è oggi troppo ingombrante per poter pensare al futuro.
Morgan Stanley nei giorni scorsi ha dato una sorta di ultimatum al gruppo: l’azienda deve intervenire con solide scelte strategiche entro i prossimi 6/12 mesi, altrimenti il valore del gruppo potrebbe risultarne incontrovertibilmente minato. Il tempo per reagire, insomma c’è. Poi, però, il peso degli smartphone concorrenti potrebbe essere eccessivo ed in assenza di soluzioni concrete anche il passato potrebbe non essere più sufficiente a reggere le sorti del gruppo europeo.