Nokia rafforza la sua penetrazione in Cina

Nokia fornirà nel corso del 2008 apparecchi destinati alla telefonia mobile a China Postel, uno dei principali provider di servizi per la telefonia, rafforzando così ulteriormente la sua presenza all'interno dei mercati emergenti
Nokia rafforza la sua penetrazione in Cina
Nokia fornirà nel corso del 2008 apparecchi destinati alla telefonia mobile a China Postel, uno dei principali provider di servizi per la telefonia, rafforzando così ulteriormente la sua presenza all'interno dei mercati emergenti

Nokia ha siglato un accordo con China Postel Mobile Communication Equipment, uno dei principali provider di servizi legati al mondo della telefonia in territorio cinese e sussidiaria di China P&T Appliances. Il colosso finlandese fornirà a China Postel per tutto il 2008 apparecchi destinati alla telefonia mobile per un valore di 2 miliardi di dollari.

Il provider cinese rappresenta un tassello importante nell’industria cinese legata alla distribuzione di prodotti e servizi per la telefonia mobile, con una quota di mercato pari al 30%, costituendo una ghiotta opportunità per Nokia di allargare ulteriormente la sua penetrazione all’interno del mercato cinese, già fonte importante di guadagni. «Come uno dei più grandi produttori di telefoni nel mercato cinese e globale, Nokia considera la Cina un mercato strategio e una base significativa di produzione, R&D e innovazione», ha dichiarato David Tang, vice presidente alle vendite di Nokia China. L’accordo prevede inoltra una collaborazione tra le due società al fine di definire alcune importanti strategie di mercato e la gestione del marketing.

Nokia ha già beneficiato della propria penetrazione all’interno dell’emergente domanda cinese e asiatica: nel corso del 2007 Nokia si è riconfermata infatti leader del mercato con gli occhi a mandorla, occupando il 35% del settore e registrando 6,4 milioni di euro di guadagni dalle vendite in tale territorio.

Va notato come, in coincidenza con l’annuncio dell’accordo firmato, le azioni del gruppo europeo siano scivolate in borsa passando in poche ore da 35 a 33 euro di quotazione. La causa va ricercata nell’accordo stesso che, sia pur rappresentando un importante business, definisce previsioni al ribasso rispetto al contratto da 2.5 miliardi firmato solo 12 mesi prima (il che sta a significare da una parte un calo della domanda prevista per il 2008 e dall’altra una probabile risultanza finale al ribasso rispetto a quanto auspicato già per l’anno precedente).

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