È la trasformazione meno vistosa ma più carica di conseguenze nel mondo del lavoro nell’era del Web 2.0, lo chiamano “nomadismo digitale”. Realtà ormai consolidata negli Stati Uniti e nei grandi paesi digitalizzati, non necessariamente quelli occidentali, il fenomeno che vede intere categorie professionali spostarsi alla ricerca di opportunità lungo la dorsale di Internet sta cominciando a diffondersi anche in Italia.
Ad ufficializzare questo passaggio è il progetto di due professionisti romani, Alberto e Diego, che si descrivono come “due amici che delusi dal proprio lavoro e della vita che conducevano hanno deciso che era giunto il momento di cambiare qualcosa.”.
Pochi giorni fa hanno aperto una pagina Web per raccogliere adesioni e creare una community. Le ragioni e gli obiettivi sono spiegati in una breve introduzione:
Abbiamo scoperto uno stile di vita alternativo che ti permette di girare il mondo guadagnando grazie ad Internet. Stiamo completando il nostro sito con il quale vorremmo aiutare anche te a renderti indipendente lavorando online e viaggiando ovunque tu voglia.
Condividere esperienze è fondamentale in questa cultura freelance del lavoro: fotografi, reporter, web designer, analisti, girano le città, passano per alberghi, aeroporti, stazioni ferroviarie, o semplicemente stanno su una panchina in un giardino pubblico e producono sfruttando il WiFi.
Probabilmente il fenomeno è cresciuto, anche in Italia, perché la crisi economica ha spazzato via molte certezze, lasciando a casa molti professionisti, anche con competenze ragguardevoli.
Per i nomadi digitali sapere che in quel dato luogo è possibile lavorare bene può fare la differenza. Così come riunirsi periodicamente per scambiarsi pareri e tecnologie permette di sopravvivere al meglio al forte stress di essere sempre indipendenti, alla ricerca di qualcosa di nuovo, alle prese con progetti a scadenza e a performance.
Così sono parecchio frequentati gli spazi sui social network, come Facebook o Linkedin, il canale YouTube dedicato, community internazionali come Worksnug.
Quest’ultimo è appositamente realizzato per trovare i posti in cui lavorare meglio. Spulciando le sue risorse scopriamo che per quanto concerne l’Italia se la cava solo Milano, nel resto del mondo fanno un figurone Amsterdam, Barcellona, Berlino, Birmingham, Copenhagen.
Ma chi è un nomade digitale e come riconoscerlo? Molti di noi sono perennemente connessi, la differenza rispetto al “nativo” è che per il nomade digitale si tratta di una dimensione professionale estesa al massimo possibile. La città intera è il loro ufficio, e il concetto di orario, di pausa e di profitto cambiano completamente.
Dunque le regole sono poche e chiare: possedere uno smartphone, un netbook (o un tablet pc), saper utilizzare tutte le tecnologie più aggiornate, assicurarsi di avere sempre segnale. Ma soprattutto credere nel valore del capitale sociale contenuto nel Web.