Non c’è pace per Yahoo nemmeno dopo il voto, nemmeno dopo quel 1 agosto che avrebbe dovuto metter fine ad ogni lite, nemmeno dopo la riconferma dei vertici. Non c’è pace per Yahoo perchè i dissidenti hanno il coltello tra i denti e lasciano intuire come non ci sia ancora il clima per arrivare ad una pace armata ampia e condivisa: gli azionisti non hanno perdonato Yang ed ora non credono che attorno a Yang possa esserci il consenso emerso dalle urne.
Il voto del 1 agosto aveva stupito molti, in effetti. Jerry Yang, messo in croce per settimane dopo l’ennesima porta sbattuta in faccia a Steve Ballmer, è infatti stato confermato come amministratore delegato di Yahoo con ben l’85.4% dei voti, risultato ampio e indiscutibile che però ora viene invece messo in dubbio. Gli “exit poll”, infatti, annunciavano risultati diversi. E indagini successive tra la base delineano un quadro differente da quello uscito dalle urne. I casi sono due: o ci sono franchi tiratori, oppure il meccanismo di voto era viziato.
A far propendere per quest’ultima ipotesi v’è qualche discrepanza nel numero di voti scrutinati, sostanzialmente differente da quello degli anni precedenti. Il dubbio, insomma, è che (con dolo o meno) vi siano stati errori nel conteggio, errori che impongono una verifica immediata prima di procedere alla ristrutturazione del Board of Director con l’inclusione annunciata di Carl Icahn.
Già durante l’assemblea alcuni partecipanti avevano espresso il proprio dissenso chiedendo ripetutamente a Yang di consegnare le proprie dimissioni. Microsoft ovviamente è la causa del tutto: il premio promesso in caso di cessione della proprietà era alto, tanto alto da proiettare alle stelle il titolo del gruppo verso vette non più toccate da mesi (e non ipotizzabili ancora per molto tempo). Ad invocare il riconteggio vi sono oggi i legali Capital Research Global Investors, tra i maggiori investitori Yahoo, i quali numeri alla mano hanno ritenuto doveroso chiedere una verifica che in questo momento sembra però delegittimare sul nascere il nuovo mandato di Yang.
Il 1 agosto non è stato il giorno in cui si è firmato il trattato di pace. Per Yahoo si prospettano altri mesi turbolenti, con la minaccia Microsoft che rimane e con Carl Icahn pronto a far sentire la propria voce nel Board che (riconteggio permettendo) va ad insediarsi.