Nonostante i numerosi e iterati tentativi dell’industria informatica, l’utilizzo dei personal computer e dei dispositivi informatici si rivela spesso ostico per numerose persone. Le differenze culturali, generazionali e anagrafiche costituiscono generalmente i principali ostacoli per una fruizione completa, appagante e – perché no – divertente delle potenzialità offerte dal mondo dei bit. A farne maggiormente le spese sono così gli individui con ormai numerose primavere alle spalle, carichi di esperienza, ma incapaci di confrontarsi con i nuovi mezzi messi a disposizione dall’era digitale.
Digital divide, infatti, non significa solamente non poter accedere alle risorse informatiche o alla Rete, ma anche non essere in grado di padroneggiare sufficientemente quei mezzi che consentono l’accesso agli ambienti dell’information technology. Tale difficoltà, che colpisce principalmente gli anziani, si rivela ormai una costante nei principali paesi avanzati, dove le generazioni con più anni sulle spalle spesso non sanno che cosa sia Internet o come si utilizzi un comunissimo mouse. Ciò che per milioni di persone appare scontato e, in proporzioni crescenti, un aspetto naturale della vita moderna, si rivela come un arcano denso di mistero per gli individui più anziani, che spesso vorrebbero potersi confrontare con le novità del digitale, ma cui mancano spesso gli strumenti – e i mezzi – per soddisfare le loro istanze.
In Italia alcuni enti locali maggiormente virtuosi hanno inserito da tempo nei loro bilanci taluni stanziamenti per avvicinare la terza età al digitale, offrendo corsi e periodi di affiancamento con tutor in grado di insegnare le basi per utilizzare correttamente un personal computer. Queste iniziative si scontrano talvolta con le chiusure mentali di chi li dovrebbe frequentare, o con quelle ancora più perniciose degli amministratori, che ritengono una spesa superflua l’alfabetizzazione informatica degli anziani. Ciò porta a sottovalutare sensibilmente la quantità di risorse, esperienze e capacità che una intera categoria sociale, ritenuta spesso erroneamente non più produttiva, potrebbe offrire arricchendo culturalmente i luoghi del digitale come il Web, fornendo punti di vista nuovi e spesso poco considerati dalle nuove generazioni.
Anche la Rai, considerata per decenni la fucina culturale dell’Italia contemporanea, si cimentò alcuni anni fa nell’alfabetizzazione informatica degli anziani. Avviato di concerto con il Ministero per l’Innovazione, il progetto “Non è m@i troppo tardi” (titolo mutuato dalla famosa serie “Non è mai troppo tardi” degli anni Sessanta condotta dal famoso pedagogo Alberto Manzi) fu lanciato nel corso del 2004 sulla piattaforma Educational dell’emittente di Stato. In ogni puntata, un gruppetto di arzilli internauti alle prime armi, interpretati da attori amatoriali, si cimentava con una docente in lezioni molto semplici, tese a insegnare a distanza i principali rudimenti per utilizzare correttamente e con la dovuta consapevolezza un personal computer.
Il risultato ottenuto era spesso grottesco, con lezioni imbastite su spunti tratti dalla realtà, ma presto precipitate nella semplice collazione di siti Web per la consultazione di un’opera d’arte o degli orari di un cinema cittadino. La collocazione in palinsesto della trasmissione non favoriva poi una piena fruizione da parte degli aziani, così come era poco immaginabile che qualcuno potesse davvero seguire ogni puntata con il proprio computer acceso per sperimentare immediatamente i contenuti dei brevi corsi.
Gli esiti non particolarmente interessanti di “Non è m@i troppo tardi” avevano chiaramente dimostrato come un approccio in remoto fosse poco praticabile, specie a causa della complessità dei sistemi operativi e degli applicativi necessari per utilizzare un computer. Difficoltà spesso insormontabili per i meno esperti e poco avvezzi a un’interfaccia virtuale, obbligati a far uso degli stessi identici software iperstrutturati utilizzati dagli utenti cresciuti, e spesso già nati, nell’era digitale.
Intenzionata a rendere maggiormente intuitivo e pratico l’utilizzo del PC da parte dei meno esperti, nel 2006 l’associazione onlus Eldy ha dato vita a un omonimo progetto teso ad avvicinare le generazioni meno avvezze ai prodigi del digitale alle potenzialità del computer. Grazie ad un’interfaccia molto semplice e intuitiva, ogni utente ha la possibilità di navigare sul web, chattare, utilizzare file multimediali, effettuare videochiamate e naturalmente inviare e ricevere email. L’intero applicativo funziona in parallelo con il sistema operativo installato sul proprio PC, contribuendo a semplificare sensibilmente l’utilizzo del personal computer.
A due anni di distanza dal debutto della prima versione dell’applicativo, ora Eldy è pronta al nuovo passo in avanti nella sua strategia per l’alfabetizzazione informatica. Dopo alcuni mesi di sviluppo, l’Onlus ha da poco presentato il suo primo Eldy PC, un dispositivo completamente autonomo concepito per rendere ancora più semplice e immediato l’utilizzo del computer. Fino ad ora, infatti, la suite di applicativi Eldy doveva essere comunque installata su un comune personal computer, con tutti gli eventuali problemi di compatibilità hardware e software, spesso complicati ed estremamente ostici per i meno avvezzi agli strumenti informatici.
Eldy PC annulla un altro ostacolo del digital divide, offrendo un dispositivo pratico da utilizzare e concepito appositamente per supportare gli applicativi semplici e intuitivi sviluppati dalla Onlus. Sul modello dei tablet PC, o per estensione degli iMac di Apple, Eldy PC è un computer “tutto in uno” integrato in un monitor LCD da 19 pollici con una risoluzione massima pari a 1400 x 900 pixel. L’intero display è dotato di funzionalità touchscreen, che consentono una estrema naturalezza nell’utilizzo dell’interfaccia con il semplice tocco delle proprie dita.
La dotazione hardware assicura, inoltre, una notevole capacità di calcolo e reattività agli input forniti dall’utente. Il processore Intel Core Duo da 2.2 GHz può fare affidamento su un banco di memoria RAM da 1 Gb e su una capacità di storage pari a 80 Gb. Un lettore ottico combo CD/DVD assicura la lettura dei principali supporti, il dispositivo è poi dotato di slot per memory card, connessione ethernet e WiFi, webcam da 1,3 megapixel e una scheda con sintonizzatore TV. Eldy PC può essere equipaggiato, a discrezione del cliente, con sistema operativo Windows XP Home o Linux Ubuntu, su cui viene poi installata la suite di applicativi Eldy.
La presenza dei tradizionali sistemi operativi non è naturalmente casuale. Eldy non è, infatti, un OS autonomo ed ha quindi bisogno del supporto di Windows o Linux per poter funzionare correttamente. I due sistemi operativi costituiscono, inoltre, una notevole opportunità per gli utenti che, una volta acquisita sufficiente dimestichezza con il mondo dell’informatica, potranno sperimentare e mettere in pratica le loro conoscenze in un ambiente software maggiormente complesso e articolato.
Il display sensibile al tocco è sicuramente uno dei punti di forza del nuovo dispositivo. L’interazione diretta con l’interfaccia virtuale, senza l’ausilio di mouse o tastiera, consente di utilizzare maggiormente le proprie capacità intuitive, mantenendo quel filo diretto “singola azione – conseguenza” sperimentato quotidianamente nelle realtà analogiche al di qua dello schermo. La semplicità di utilizzo del software Eldy costituisce, inoltre, una buona garanzia per i meno esperti alla prese con i primi tentativi di accesso ai programmi essenziali di un computer o allo sterminato panorama della Rete.
Sfortunatamente, la ricca dotazione del dispositivo non consente la vendita al pubblico ad un prezzo sufficientemente abbordabile, specialmente per categorie sociali spesso “in sofferenza” come quelle degli anziani. Eldy PC viene al momento venduto al prezzo di 800 Euro, cifra in cui è compresa tutta la strumentazione hardware e il pacchetto software per il funzionamento del computer.
La spesa, difficilmente accessibile per i singoli, potrebbe però essere sostenuta da quelle istituzioni che generalmente si occupano, o dovrebbero occuparsi, con maggiore assiduità e competenza delle generazioni con molti anni alle spalle. Biblioteche civiche e centri di ritrovo cittadini potrebbero essere equipaggiati con alcuni Eldy PC, così da consentire una rapida e semplice alfabetizzazione, possibilmente con il supporto di una connessione alla Rete. Sperimentare e imparare assieme, attraverso un supporto relativamente semplice e intuitivo, potrebbe giovare non solo ai neo utenti, ma anche alle amministrazioni, spesso impegnate in iniziative molto più onerose per le politiche sociali rivolte agli anziani, ma poco utili e talvolta inconcludenti.
E in futuro, chissà, qualche nipote allevato a chip e bit potrebbe anche regalare al nonno un bel computer low cost, magari per scambiare quattro chiacchiere su Facebook…