Una settimana fa sono avvenuti due eventi simili, anche se estremamente diversi.
Venerdì 16 novembre il sito del Secolo XIX è stato attaccato da un gruppo di presunti hacker “cattivi” che con il classico attacco Dos hanno messo in seria difficoltà il sito del quotidiano genovese che per ore è stato inaccessibile, per poi lentamente ritornare alla normalità.
Il giorno dopo è stata la volta del sito personale di Marco Camisani Calzolari che ha subito un brusco cambio di facciata, traduzione ardita dell’inglese “defaced”.
Si tratta di due eventi che hanno un substrato tecnologico simile, l’uso delle tecnologie web. Nel primo caso si è trattato probabilmente di un attacco combinato che ha abbattuto a forza le risorse del Secolo XIX. Il defacing del sito di Marco Camisani Calzolari è invece stato un “lavoro di fino” di qualcuno che è penetrato nel sito cambiando qualche pagina html.
Le due azioni hanno avuto dei moventi diversi per lo meno in apparenza. L’azione contro il Secolo XIX pare avere una matrice di tipo internazionale legata a un team rumeno che si è sentito offeso da articoli pubblicati dal quotidiano. Nel caso del blog si deve pensare a una matrice politica made in Italy diciamo di presunta molto estrema sinistra derivante dal fatto che MCC è stato fornitore di tecnologie di un discusso sito di Forza Italia.
Il problema è però di merito e non di tecnologie. Se la rete inizia a perdere qualsiasi tipo di tolleranza la situazione diventa difficile dato che occorre essere chiari: la violazione di un sistema informativo tipo web non è una attività così complessa per un addetto ai lavori. E? come dire: non è difficile scassinare una porta per uno scassinatore. Certo esiste una legge che tutela i proprietari, ma anche questo è un’altra faccenda.
Il problema è che o si accetta la diversità di idee, anche quelle molto diverse o accettiamo un futuro in cui sia possibile che chiunque prenda in mano il suo cannoncino tcp/ip per abbattere chi non gli piace.