A sentire il Garante per la Privacy Pizzetti, chi si iscrive a Facebook dovrebbe usare uno pseudonimo. A sentire le teorie di Bruno Vespa, chi si iscrive a Facebook non dovrebbe usare il nome altrui.
Il semplice sillogismo risultante indicherebbe insomma di usare uno pseudonimo, purché non sia un nome altrui. Quella che fino a pochi mesi fa era un’azione istintiva e rapida (l’iscriversi ad un qualsivoglia servizio online e la scelta di un nick non ha mai impegnato più di 3 neuroni), ora la si vuol trasformare in qualche modo in una azione che determina responsabilità oggettive, impegni precisi, doveri e diritti.
Ogni parte ha le sue ragioni: la tutela dell’identità personale e la tutela dell’identità altrui sono argomenti forti che meritano attenzione. Quel che sarà importante capire sarà il modo in cui gli apparati legiferatori e la giurisprudenza metteranno mano a questi aspetti. Perchè sono in realtà 3 gli aspetti da tenere in considerazione in questa delicata opera di definizione di un equilibrio sostenibile: la tutela di se stessi, la tutela degli altri, ma anche la sacrosanta libertà di potersi creare una identità arbitraria. Un processo alle intenzioni, invece che una analisi delle etichette, potrebbe dire qualcosa di più in merito.