Nortel non aveva segreti. Lo si scopre soltanto ora, a distanza di anni, sulla base di investigazioni approfondite che hanno portato a capire come e perché lo spionaggio industriale abbia debellato la segretezza dei lavori del gruppo. E sono rivelazioni che spaventano il mondo del business, poiché palesano una realtà invisibile che potrebbe colpire qualunque azienda poco attenta alla propria sicurezza interna.
Le indagini offrono un quadro quasi paradossale, soprattutto alla luce di quel che è il mancato lieto fine della storia: Nortel ha venduto i propri brevetti ed ha chiuso con la bancarotta il proprio percorso su un mercato che l’ha vista protagonista per lungo tempo. Da lungo tempo, però, un grave problema stava maturando in seno al gruppo: l’assenza delle necessarie misure di tutela della sicurezza degli apparati informatici ha infatti consentito ad un gruppo di cracker (probabilmente di origine cinese) di aprirsi un varco. Il problema non è ancora nella violazione in sé, quanto nell’assenza dei controlli che ha consentito ai cracker di iniziare le proprie perlustrazioni nel 2000 per terminare soltanto molti anni più tardi. Ma ormai il danno era inestimabile.
I cracker avrebbero avuto accesso alla quasi totalità della documentazione dell’azienda: email, progetti, ricerche. Tutto, insomma, e senza limiti di tempo poiché (stando a quanto emerso nelle indagini compiute), il gruppo non avrebbe fatto assolutamente nulla per assicurare minime misure di sicurezza all’azienda.
Oggi le ricerche sono utili più che altro a fare una fotografia del passato per una azienda che ha però ormai esaurito il proprio valore. Non è però possibile sottovalutare quanto accaduto: un gruppo di enorme prestigio ha visto decadere la propria presenza sul mercato mentre cracker cinesi ne svuotavano le attività dall’interno intercettando ogni tipo di materiale prodotto durante i lavori: strategie, innovazione e contatti non avevano più segreti, mettendo potenzialmente nelle mani della concorrenza qualsivoglia informazione essenziale.