Ennesimo capitolo dello scandalo Datagate, ancora firmato Edward Snowden e pubblicato dal New York Times. Il grande quotidiano americano ha svelato nell’edizione domenicale alcuni documenti che proverebbero che, oltre ai tabulati telefonici e alle mail, la National Security Agency è in grado di utilizzare i profili di Facebook e di altri social per creare mappe di connessioni sociali dalle quali non sono esclusi neppure gli americani. Una vera bomba.
Basta dare un’occhiata alla documentazione rilasciata sul sito del NYT per rendersi conto della portata del leak, che stavolta riguarda un passaggio storico che secondo il giornale è avvenuto nel 2012, quando l’agenzia americana ha preferito dedicarsi ai social network invece che a conversazioni telefoniche e mail. La ragione è presto detta: questo tipo di informazioni è in grado potenziale di dire molto di più su relazioni, abitudini e spostamenti delle persone.
Un sospettato, ma quanti spiati?
La questione è di enorme delicatezza. Persino partendo dal presupposto che se un’agenzia governativa controlla un cittadino è perché lo ritene degno di questa attenzione ci sarebbe molto da discutere su questi metodi. Ma quando dalla documentazione – che pure ha un uso interno – non viene specificato il numero di connessioni sociali analizzate, e se queste sono sempre implicate in possibili reali, viene il sospetto che questi metodi siano stati utilizzati in abbondanza. La ragione, forse, per la quale la NSA fino ad oggi si è sempre rifiutata di entrare nel dettaglio. Per ogni sospettato, quanti cittadini sono stati spiati senza ragione, violando i più comuni diritti?
Il database non sarebbe stato utilizzato
Pur non chiarendo la situazione, anche su questo ennesimo scoop la NSA ha dato una spiegazione rassicurante: è vero, il database è stato arricchito anche dalle attività social, ma non è mai stato usato. Questo trattamento dei dati serviva a scoprire eventuali connessioni tra gli obiettivi dell’intelligence e gli abitanti degli Stati Uniti, ma evidentemente non è risultato efficace. Qualcuno può ritenersi soddisfatto?
Come spiegare una simile intrusione?
Il presidente Obama ha già ordinato una modifica dei criteri di raccolta dei dati della NSA, ma ormai non è questo il punto. Del Datagate fa impressione la facilità con la quale questi dati sono raccolti: siccome sia Facebook che Google e altre realtà del Web hanno assicurato di non avere mai permesso ingressi diretti nei loro server (e nessuno è incappato in tunnel segreti sotto le loro sedi) resta l’altra spiegazione, che però mette in discussione tutta l’infrastruttura mondiale: i cavi sottomarini in fibra ottica. Là dove tutto passa.
Stando così le cose, non ha più senso parlare di responsabilità di quel sito o di quel governo. L’infrastruttura – comunque più complessa di quella satellitare – è spiata, quindi tutti i dati che vi passano e vanno nel cosidetto mainway, il repository della NSA dove ogni giorno arrivano 700 milioni di registrazioni telefoniche, un miliardo di registrazioni dai cellulari e molto altro. Secondo il documento di bilancio al Congresso, un totale di 20 miliardi di file analizzabili in sessanta minuti.