Dopo l’approvazione del dominio .xxx, molti commentatori prevedono il proliferare di richieste nello stesso senso, fin qui respinte: le associazioni omosessuali, gli ambientalisti, le minoranze geografiche, linguistiche e religiose, rischiano di frammentare quel che è nato, invece, per accomunare: la Rete.
Lancia l’allarme ZDNet in un articolo dal titolo significativo: “Inizia l’era dei domini senza senso”, che analizza tutti gli aspetti, tecnici ed economici della questione. Ma se si allarga lo sguardo, lo scenario è anche peggiore.
D’ora in avanti, infatti, sarà difficile, dopo aver detto sì al quartiere virtuale a luci rosse, respingere richieste come quella delle comunità gay, oppure coloro che sognano un dot eco per la causa ambientalista.
Era stato buon profeta il Washington Post, quando il mese scorso, ben prima della notizia sul dominio porno, aveva predetto una Rete pervasa da ghetti, per scopi di lucro, che rischiano però di snaturare Internet, che certamente non è pensato per contenere microcosmi isolati fra loro, piuttosto per metterli in relazione.
Al vaglio dell’autorità preposta, l’Icaan, ci sono anche le grandi metropoli mondiali, consorziatesi in dotcities, un’organizzazione per promuovere la creazione di domini appositi. C’è anche la nostra Capitale, Roma, che sogna un dominio tutto suo.
Sarà questo il futuro di Internet?