Tra poche ore l’ICANN, l’ente no profit per la regolamentazione della rete Internet, apre alle proposte dei nuovi domini di primo livello. Tra le proteste dei detentori dei marchi (a cui si aggiungono Nazioni Unite e Fondo Monetario Internazionale), affatto felici di dover investire ulteriore denaro per aggiudicarsi nuovi domini ed evitare problemi di cybersquatting, e le polemiche sull’utilità di domini come .book e .aero, spunta una proposta invece oltremodo interessante. Ad avanzarla è Stephen Wolfram, padre del motore intelligente Wolfram Alpha, il quale sarebbe determinato a creare il top level domain .data.
La motivazione alla base di questa decisione è sicuramente nobile: Internet è ricco di dati utili alla ricerca, ma difficilmente vengono scovati perché presenti in macchinosi database oppure coperti dalla visibilità di altre funzioni di uno stesso portale Web. Con il dominio .data, tutte le informazioni statistiche liberamente utilizzabili sarebbero immediatamente evidenti e potrebbero, così, facilmente alimentare le feature di altri servizi online, Wolfram Alpha fra i primi.
«Quando abbiamo costruito Wolfram Alpha, abbiamo assorbito una quantità immensa di dati dai più disparati domini. Ma, sorprendentemente, quasi nessuno di questi è provenuto dalla parte visibile di Internet. Invece, si tratta più di un complicato lavoro di taglia e cuci da file, feed e pezzi di database. Non sarebbe utile se vi fosse un modo standardizzato per accedere ai dati strutturati che qualsiasi organizzazione desiderasse esporre? […] Vi sono cataloghi, informazioni di vendita, calendari, procedimenti legislativi, inventari, materiali di valenza storica, informazioni di contatto che sarebbero molto utili da analizzate. Ma anche qualora tali dati fossero presenti sul sito di un’organizzazione, non c’è una metodologia standard per rilevarli».
L’esistenza di un dominio .data permetterebbe a tutti gli interessati di fornire liberamente informazioni standard sul Web, un po’ come avviene in piccolo per i file XLM. Nato il dominio, infatti, organizzazioni e personalità della Rete si coordinerebbero per trovare il miglior modo per standardizzare i dati e presentarli al pubblico, una sorta di regolamentazione spontanea così come avviene – volendo trovare un paragone lato – con la comunità di Wikipedia oppure per le specifiche W3C per il Web.
Per quale motivo, tuttavia, Stephen Wolfram propone l’idea senza procedere all’effettiva registrazione del dominio? La ragione è altrettanto semplice quanto quelle ipotizzate poc’anzi: oltre alla necessaria standardizzazione, che deve essere quindi condivisa e approvata da istituzioni e singoli interessati alla vicenda, l’ICANN ha imposto tariffe estremamente elevate e giocoforza legate più ad un modello di business che non semplicemente ad una buona idea: 185.000 dollari il costo necessario per la sola proposta di un nuovo dominio. Se registrazione sarà, perciò, avverrà solo tramite la condivisione delle risorse economiche.
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