Una delle funzionalità introdotte con il nuovo iPad si chiama “Dictation” e consente di utilizzare la propria voce per inviare una email, scrivere un messaggio o effettuare una ricerca sul web. Un giornalista di ZDNet ha però scoperto che l’utilizzo di questa feature prevede l’invio di dati privati ai server Apple, aspetto tanto dichiarato quanto poco noto.
Per utilizzare la funzionalità Dictation è sufficiente toccare l’icona a forma di microfono posizionata vicino alla barra spaziatrice. Prima dell’attivazione, viene mostrato il seguente messaggio all’interno di un box di dialogo:
La dettatura invia alcune informazioni come l’input della voce e i contatti ad Apple per elaborare la tua richiesta.
Dato che Dictation necessita di una connessione WiFi ad Internet, la disattivazione di quest’ultima impedisce l’utilizzo della funzionalità e il software elimina l’icona corrispondente dalla tastiera virtuale. L’aspetto positivo è che tutte le informazioni memorizzate sui server vengono cancellate, o almeno così sembra leggendo il messaggio visualizzato sul display. In realtà, Apple si riserva il diritto di conservare i vecchi dati, ovvero la trascrizione di quello che l’utente ha dettato al microfono del device, per un periodo di tempo non definito. Lo scopo sarebbe quello di migliorare Dictation ed altri servizi Apple.
Stephen Chapman di ZDNet conclude sostenendo che Dictation è solo un’implementazione parziale di Siri, l’assistente virtuale dell’iPhone, per cui può essere disattivata. Il dubbio comunque rimane: come vengono utilizzati i dati raccolti da Apple? Tra l’altro, per conoscere quali informazioni vengano inviate ai server, bisogna cliccare su di un link inserito nella pagina delle impostazioni. Solo così è possibile sapere che, oltre alle parole, vengono registrati anche il nome dell’utente, il soprannome, i legami di parentela con le persone inserite nella rubrica e i nomi delle canzoni della collezione musicale. Servono davvero tutti questi dati personali per migliorare il servizio?
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