Perché le vetture a guida autonoma possano diventare una realtà accessibile a tutti in tempi relativamente brevi la strada da percorrere è una sola, quella che passa da test e sperimentazione delle tecnologie di bordo. Lo sanno bene team come quello di Google al lavoro sulle self-driving car, che ormai da anni stanno mettendo alla prova sensori e algoritmi in contesti differenti, così da raccogliere i feedback necessari al perfezionamento del codice e al miglioramento delle componenti hardware che si occupano di monitorare in tempo reale l’ambiente circostante.
Per farlo è necessario verificare il corretto funzionamento dei sistemi in territori diversi tra loro per condizioni morfologiche, di traffico, meteo e per altre variabili. Nello stato di New York questo non è possibile, almeno per il momento, a causa di una legge in vigore dal 1971 che obbliga qualsiasi veicolo in circolazione ad avere a bordo un conducente con almeno una mano sul volante mentre avviene il movimento. È la dimostrazione più concreta e lampante di come sia necessaria una revisione normativa che sappia tenere conto delle nuove esigenze della mobilità accompagnando lo sviluppo delle innovazioni.
L’articolo, ormai vecchio di 45 anni, potrebbe potenzialmente creare problemi anche a tutti coloro che già oggi si affidano ai sistemi automatizzati per il parcheggio, poiché questi sollevano l’automobilista dall’obbligo di effettuare manualmente le manovre per il posizionamento della vettura.
Se da una parte automaker e colossi del settore hi-tech siglano partnership per gettare le basi sulle quali sorgerà la mobilità di domani, dall’altro si rende necessario uno sforzo da parte del legislatore. Enti, istituzioni e organismi governativi sono chiamati a supportare attivamente (seppur con la dovuta attenzione e cautela) chi sta lavorando alla concretizzazione di una visione che un giorno permetterà di muoversi e viaggiare in modo più sicuro, sostenibile e intelligente, a beneficio della collettività.