Obama, ora rispondi

Una grande coalizione di colossi tecnologici e associazioni per la libertà della Rete firma una lettera comune indirizzata ad Obama. Argomento, la NSA.
Obama, ora rispondi
Una grande coalizione di colossi tecnologici e associazioni per la libertà della Rete firma una lettera comune indirizzata ad Obama. Argomento, la NSA.

Oggi alla Casa Bianca è stata recapitata una lettera che è quasi più lunga nelle firme in calce che nel testo: tutti i big della tecnologia americana e le associazioni e movimenti per la libertà di espressione hanno condiviso un documento nel quale chiedono a Barack Obama una svolta dopo il caso PRISM: più trasparenza nell’attività della NSA.

Questa lettera (PDF) è senza precedenti nella storia dei rapporti tra il presidente democratico più amato dalla Silicon Valley (entrò nell’immaginario collettivo il famoso pranzo con Zuckerberg e Steve Jobs) e i colossi tech, sia per il tipo di approccio, molto diretto, sia per la comunanza con le organizzazioni no profit, come la Electronic Frontier Foundation, Human Rights Watch, l’American Civil Liberties Union, il Center for Democracy and Technology, Public Knowledge, realtà molto influenti e spesso su posizioni differenti rispetto alle aziende in questione, sia quelle coinvolte direttamente nello scandalo PRISM sia quelle rimaste fuori. Evidentemente il caso è troppo grave per restare separati e Microsoft, Google, Facebook, Apple, Twitter, Linkedin, qui parlano una sola lingua. Vogliono una cosa sola.

Questa inedita allenza composta da ben 63 fra aziende, investitori, non-profit e associazioni di categoria chiede a Obama e ai leader del Congresso maggiore trasparenza nelle richieste dell’agenzia per la sicurezza nazionale. La richiesta, già anticipata da pressioni giunte singolarmente da diverse aziende in queste settimane, è quella di autorizzare le società a fornire:

  • Il numero delle richieste governative di informazioni sui loro utenti.
  • Il numero di individui, account e dispositivi per i quali sono state inoltrate le richieste di informazione.
  • Il numero delle richieste che hanno cercato contenuti delle comunicazioni, informazioni di base e altre informazioni.

Anche la NSA faccia un trasparency report

La coalizione chiede anche che il governo cominci a rilasciare periodicamente rapporti di trasparenza del proprio operato che fornisca lo stesso tipo di informazioni.

Le informazioni di base su come il governo usa le sue varie autorità investigative sono state rese note per anni senza alcuna interruzione apparente alle indagini penali. Auspichiamo lo stesso permesso per le stesse informazioni da mettere a disposizione per quanto riguarda la sicurezza nazionale e gli enti collegati. Le informazioni su come e quanto spesso il governo sta usando queste autorità legali è importante per il popolo americano, che ha diritto a un dibattito pubblico informato circa l’adeguatezza di tali autorità e il loro operato.

L’accountability

Si può dire che la lettera ha due pregi: la forma collettiva e l’introduzione quasi provocatoria – considerando il destinatario – di un concetto fondamentale per la cultura americana e che (non a caso) è intraducibile in italiano: l’accountability. Termine che proviene proprio dall’informatica e definisce la responsabilità di un soggetto dentro un sistema basato sulla tracciabilità delle intrusioni, ma che in senso lato traduce l’assunzione di responsabilità per le azioni, i prodotti, le decisioni e le politiche di una amministrazione. Il discorso non potrebbe essere più chiaro, soprattutto in una nazione dove la politica vive di contributi privati.

Lo scandalo PRISM potrebbe almeno essere servito a qualcosa, ha alimentato un dibattito su quanto la Rete come spazio pubblico è stata corredata di strumenti di sorveglianza adeguati al numero ormai impressionante di persone che l’abitano e attraversano, ma è rimasta indietro sulle garanzie ai cittadini dei loro diritti civili. Gli Usa hanno sostanzialmente costruito il World Wide Web così come lo conosciamo: tocca soprattutto a loro colmare questa lacuna. Sarà Obama a rispondere?

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