L’Ofcom sta stringendo in una morsa i provider del Regno Unito cercando nella trasparenza il piano comune della competitività nel settore. Da tempo, infatti, l’autorità indaga sulle reali performance della connettività d’oltre Manica, il tutto con due obiettivi: monitorare lo stato dei fatti per carpire i problemi ove esistenti; monitorare gli ISP per fare in modo che le promesse di banda larga non siano offerte truffaldine ai danni dell’utente.
L’autorità, in particolare, contesta ai provider la promessa di velocità in realtà non raggiungibili: trattasi di una situazione tristemente comune in Italia, ove però nessuna autorità garante ha ad oggi portato avanti indagini d’approfondimento. Nel Regno Unito, invece, una prima ricerca aveva restituito una prima solida realtà basata sui numeri: in media i provider inglesi promettono 8 mega di banda e ne forniscono poco meno della metà. Il tutto, però, senza le adeguate precisazioni: l’utente crede di navigare ad una certa velocità e non ha strumenti di verifica e di informazione adeguati per conoscere l’esatta situazione.
L’Ofcom ha chiesto a suo tempo ai provider di informare correttamente l’utente al momento dell’acquisto. L’informazione avrebbe dovuto essere fornita con particolari modalità da tutti gli attori del mercato, così che l’acquirente potesse avere a disposizione una chiara conferma: le performance promesse non sono quelle reali e, anzi, lo stato dei fatti è diverso e quantificabile in una cifra da specificare nel contratto.
L’Ofcom è tornata pertanto a battere cassa. Alla luce delle indagini del passato, l’autorità ha notato ancora eccessiva ritrosia nell’informare con trasparenza il consumatore e per questo motivo è stato lanciato una sorta di ultimo avviso: i provider debbono informare gli utenti secondo le regole ed anche le misurazioni effettuate debbono essere standardizzate attorno a modelli omogenei e confrontabili. Se così non sarà fatto, l’autorità promette di intervenire con mano pesante.
Nonostante il dito puntato contro il peccato, però, non v’è indicazione alcuna relativamente al peccatore. Nonostante le richieste, infatti, gli ISP in difetto non sono stati nominati garantendo per essi parità di trattamento. Quello dell’Ofcom è però ad ogni effetto un ultimo avvertimento, dopo il quale scatterà la reazione. Per un paese che punta con forza alla banda larga trattasi di una azione necessaria, un modo per appianare le divergenze e portare sullo stesso piano regolamentativo e concorrenziale tutti gli attori del mercato.