Grande scalpore ha suscitato qualche settimana fa l’incredibile ammissione di Facebook, quella di aver condotto degli esperimenti sociali e di marketing all’insaputa dei suoi utenti. Un fatto che ha spinto le autorità europee a verificare siano state infrante delle norme sulla privacy degli iscritti, una metodologia silenziosa che tuttavia potrebbe non essere un caso isolato. OKCupid, uno dei più popolari servizi di online dating, ha ammesso di aver fatto lo stesso, con un fine però diverso: comprendere come sia mutato l’amore nell’era digitale. In altre parole, Cupido non scocca più le sue frecce, gioca con delle vere e proprie cavie dei sentimenti.
Per stessa ammissione del portale dei sentimenti, nell’ultimo anno alcuni iscritti sono stati oggetto inconsapevole di tre esperimenti: uno sugli appuntamenti al buio, uno sui giudizi di personalità e l’ultimo sulla forza della suggestione. I risultati non solo dimostrano quanto nelle relazioni il detto “gli opposti si attraggono” abbia poca ragione di esistere – sono i simili quelli che più si cercano online – ma come l’amore non sia poi così spontaneo, perché soggetto a giudizi altrui, suggerimenti, critiche esterne ed altro ancora. Il tutto con buona pace per la privacy perché, così come il presidente Christian Rudder sottolinea, «chi usa Internet è soggetto a centinaia di esperimenti, in ogni momento, in qualsiasi sito».
Esperimento 1: l’amore è cieco?
Qualche tempo fa OKCupid ha introdotto un applicazione per favorire gli appuntamenti al buio: quale migliore occasione per sperimentare sugli iscritti? Così, in concomitanza con il lancio il 15 gennaio 2013, l’azienda ha deciso di rendere inaccessibili le foto del profilo di tutti gli utenti. Facendo credere al pubblico si trattasse di un intento promozionale per la nuova applicazione, la società ha potuto condurre una vera e propria vivisezione dei sentimenti, per capire quanto l’impatto visivo – o, meglio, quello che si desidera mostrare di sé sui social network – influisca sull’instaurazione di un rapporto. I risultati sono a dir poco sorprendenti:
- Senza fotografie, la risposta ai messaggi altrui è aumentata del 44%;
- Le conversazioni durano più a lungo e si improntano su temi più profondi;
- Aumenta la fiducia, poiché dati sensibili – come il numero di telefono – vengono concessi più rapidamente.
Basta però riaccendere le luci, ovvero riabilitare le immagini, per scoprire la dura verità: appresi i connotati del proprio partner misterioso, la quasi totalità delle conversazioni è cessata. In altre parole, non importa quanto connessi mentalmente siano due individui, quella parte che l’occhio vuole avrà sempre la priorità. Risultati diversi, invece, per chi decide volontariamente di sottoporsi ad appuntamenti al buio: la maggior parte degli utenti afferma di trovarsi a suo perfetto agio indipendentemente dall’aspetto del partner, anzi quest’ultimo elemento diventa un limite in eccesso. Le donne, in particolare, proverebbero disagio nel ritrovarsi di fronte un partner troppo bello al bar o al ristorante.
Esperimento 2: fotografia o personalità?
Appreso come il fattore estetico sia ancora fondamentale per instaurare rapporti umani, anche in un ambiente virtuale come quello dell’online dating, OKCupid ha voluto vagliare quanto pesi una fotografia rispetto alla personalità dell’utente. Per qualche tempo la società ha fornito due indicatori di voto a stelline – da 1 a 5 – per permettere agli utenti di esprimere un giudizio separato su aspetto e carattere di un individuo. Il risultato? Disarmante. Le prime impressioni contano più della conversazione, poiché il giudizio di personalità si sovrappone a quello estetico. Senza mezzi termini, più si è belli, più si viene giudicati positivamente sul carattere. Anche qualora nel profilo non si fosse scritta nessuna parola, anche quando le proprie descrizioni risultano astiose, irritanti o d’insulto al prossimo. Nel 92% dei casi, dopo 25 voti il giudizio di personalità distacca quello estetico solo di mezzo punto percentuale. Non solo: più aumentano le ripetizioni, più si avvicina al 100% di sovrapposizione. Tocca quindi rassegnarsi: una foto vale mille parole, una parola non vale assolutamente nulla.
Esperimento 3: amore o influenza sociale?
L’ultimo set di esperimenti si è concentrato su un dato importante: quanto davvero conti l’amore e quanto, invece, tutti i fattori sociali intervenienti. Il team di OKCupid ha quindi elaborato un piano davvero diabolico: prendere degli individui che sulla carta non avevano nulla da spartire – con risultati inferiori al 30% di compatibilità – e far loro credere di essere fatti l’uno per l’altro, di essere le due metà di una stessa mela. Si è quindi modificata la percentuale, inserendo un falso dato superiore al 90%, e si è cercato di forzare un contatto. Il primo risultato, facilmente comprensibile, è come l’informazione menzognera spinga più facilmente all’invio di un primo messaggio. Non è però tutto: quando la coppia viene convinta di essere ben assortita, si comporta come tale anche quando in realtà così non è. Le probabilità di una conversazione proficua aumentano incredibilmente, passando dal 9,7% con una compatibilità del 30% al 17,4% con una compatibilità fasulla del 90%. È a questo punto che il piano diabolico si trasforma in tortura: per verificare che le unioni formate non fossero soltanto derivate da un algoritmo d’abbinamento fallace, agli utenti coinvolti è stato svelato – con la scusa di un errore di sistema – come in realtà fossero sulla carta un pessimo connubio. Come ampiamente prevedibile, le relazioni virtuali nate sono andate pian piano scemando. L’attrazione è quindi irrimediabilmente sconfitta dal giudizio sociale: non importa quanto due persone si siano piaciute nonostante diametralmente opposte, se l’assortimento non è ben visto dall’esterno, non vi sono chances di sopravvivenza.