Da una parte c’è Nicholas Negroponte e la sua idea del One Laptop Per Child, qualcosa che dovrebbe portare nelle scuole dei paesi in difficoltà uno strumento innovativo per insegnare. Dall’altra c’è l’India, un paese di grande storia e di promettente futuro, ma una nazione oggi piena di contraddizioni. Tra le parti c’è un interesse reciproco, ed è su questo incontro di buone intenzioni che è maturato l’ordine di 250 mila XO per i ragazzi indiani.
L’idea di Negroponte è quella di incontrare la domanda delle nazioni, dribblando gli ordini dei privati per calare dall’alto uno strumento nuovo portatore di grandi promesse e qualche opportunità. Anche in India, infatti, il computer di Negroponte ha destato qualche perplessità: nel 2006 il dispositivo era stato giudicato «pedagogicamente sospetto» da una commissione che ne aveva esaminate le caratteristiche, ma il Governo dopo 3 anni non ha ritenuto di dover tenere in considerazione tali osservazioni ed ha proceduto all’ordine: nel mese di Giugno inizierà la distribuzione presso 1500 scuole. La Planning Commission, per voce del responsabile per l’educazione Sudeep Banerjee, non aveva bocciato a priori il progetto, ma aveva caldamente suggerito di utilizzare gli stessi capitali per rendere universale la suola secondaria. Questione di priorità, ma questione alla lunga inascoltata.
I primi 250 mila laptop potrebbero essere soltanto l’inizio di una proficua collaborazione tra le parti: Satish Jha, responsabile indiana del progetto OLPC, nutre infatti la speranza di portare entro l’anno ben 3 milioni di laptop sul territorio indiano, il che avrebbe peraltro valore di reciproco vantaggio: l’India dimostra di voler davvero fare qualcosa per cambiare il grado di istruzione ed il modello di vita della propria cittadinanza, mentre il progetto di Negroponte può finalmente vantare grossi acquirenti nel proprio portfolio restituendo così credibilità ad un progetto che andava via via affievolendosi.
Con la firma sull’ordine dei laptop l’India rinuncia però alla grande favola che si era diffusa nei mesi passati, quando si era ipotizzato per il paese un progetto in grado di portare agli studenti laptop del valore di 10 dollari. La presentazione dello scorso Febbraio era stata strana: grandi promesse, grandi speranze, ma nessun dispositivo in visione. Avrebbe dovuto chiamarsi “Sakshat“: 2Gb di RAM, Wifi, consumo minimo, nessun prototipo mai venuto alla luce. « Temo non sia una cosa seria. Vorremmo tutti un laptop da 20 dollari, ma solo il display costa già di più»: all’epoca commentò così la vicenda Nicholas Negroponte, ed a distanza di pochi mesi il suo XO è pronto a passare i confini per portare invece nelle aule qualcosa di concreto.
Assieme all’India compie il grande passo anche la Sierra Leone. Il paese affronta l’esperimento però con maggior timidezza, limitando a 5000 le unità commissionate e progettando una attività di fund raising per finanziare l’operazione. Tra gli altri paesi in contatto con le strutture OLPC si annoverano inoltre Etiopia, Rwanda, Nigeria e Ghana.