Un comunicato AssolLaw, «uno dei soggetti internazionali più affermati nel settore del Diritto Internazionale e del Business Development» rende noto come in Cina gli investimenti nel broadband abbiano raggiunto anche le nuove soglie della tecnologia affrontando su larga scala progetti tanto in quanto a WiMax, quanto a PowerLine.
«La Cina ha sperimentato con successo le connessioni Internet in Larga Banda utilizzando linee elettriche a bassa tensione. Il Test ha riguardato 540 quartieri della città di Pechino, coinvolgendo circa 150.000 utilizzatori: utenti che crescono al ritmo di 800 famiglie alla settimana». Le sperimentazioni rientrano in un progetto di ampio respiro (con scadenza fissata al 2020) per risolvere il grave digital divide che attanaglia le aree rurali del paese. Ermanno Delia, responsabile AssoLaw, sottolinea l’importanza dell’iniziativa: «l’Amministrazione Centrale che ha iniziato ad erogare i propri servizi alle imprese ed ai cittadini anche attraverso Internet ed ha una strategia dichiarata e perseguita di ammodernamento delle aree rurali, non può permettersi di emarginare per almeno altri 15 anni una quota significativa della Popolazione».
Gli investimenti sul fronte energetico sono previsti in un quantitativo pari a 350 miliardi di dollari, quota della quale il PowerLine non può che beneficiare. Il tutto si somma inoltre alla grande rete WiMax messa a punto «su un’area di 16 milioni di abitanti in Dalian e Chengdu» con accessi a 70Mbit/sec.
Negli ultimi giorni Telecom Italia è stata sotto i riflettori in occasione della presentazione del proprio bilancio, ma in questo contesto sono stati solamente prolungati i termini di promesse di copertura fatti anzitempo. Il tutto stride fortemente tanto con una situazione di grande crescita quale quella cinese, quanto con i 170 milioni di euro investiti in Irlanda (con placet della Commissione Europea) per coprire 120 cittadine finora prive di banda larga, quanto ancora con il progressivo aumento della penetrazione della connettività nelle aree rurali statunitensi (il gap rispetto alle aree cittadine è andato rapidamente assottigliandosi negli ultimi mesi portando il rapporto tra le parti dal 41% al 61%).