Come previsto, Olympus oggi ha ufficialmente rivelato al mondo OM-D E-M1X, mirrorless di punta caratterizzata da design da ammiraglia con impugnatura verticale integrata e massima attenzione rivolta alle esigenze professionali, condensando tutto il meglio che il sistema Micro 4/3 possa offrire.
Partiamo proprio dal corpo macchina. Il telaio è in lega di magnesio e l’assemblaggio è a prova di agenti atmosferici: schizzi, polvere e ghiaccio non la fermano. La doppia impugnatura la rende più grande delle altre Olympus, abbiamo infatti un’altezza di 14cm contro i 9cm della E-M1 Mark II ma, grazie al sensore Micro 4/3 ed al crop che offre, rispetto alle altre ammiraglie è possibile risparmiare in peso e dimensioni quando si utilizzano teleobiettivi. Il battery grip infine offre ovviamente la possibilità di alloggiare una coppia di batterie BLH-1, portando l’autonomia dichiarata a ben 2580 scatti.
Sul sensore Live MOS da 20,4 megapixel è probabilmente applicata la stabilizzazione in-body più efficace esistente, arrivando fino a 7,5 stop di compensazione. Anche il readout è molto veloce, cosa che consente di scattare in elettronico senza rolling shutter fino ad 1/32000 di secondo.
L’immagine viene elaborata da ben due processori TruePic VIII e la gamma di sensibilità iso, nelle modalità estese, parte da 64 ed arriva fino a 25600. Parlando di processore non possiamo non parlare di velocità, e qui c’è molto da dire. Olympus per questo modello ha riprogettato completamente il sistema di messa fuoco OM-D, intervenendo sia sui punti di messa a fuoco, che sono 121 e coprono tutto il sensore, sia sull’algoritmo che consente il riconoscimento intelligente del soggetto.
Le varie modalità di autofocus permettono all’utente di selezionare il numero di punti utilizzabili: si parte dal singolo, indicato per catturare piccoli soggetti nell’inquadratura e si arriva ad attivarli tutti e 121 contemporaneamente, passando per la modalità a 5 punti, indicata per sport con persone, quella a 9 punti, che copre un’area più ampia ed infine a 25 punti, per soggetti più grandi nel campo. Il tutto è supportato da un mirino ad alta risoluzione – 2.360K punti – ed alta velocità – 120fps – con latenza bassissima – 0,005 secondi.
Altra funzionalità interessante è la modalità Pro Capture che, sviluppata per la fotografia d’azione, comincia a registrare fino a 35 fotogrammi in formato RAW a massima risoluzione prima che lo shutter venga premuto fino in fondo. Abbiamo infine l’effetto Live ND, che ci fa ottenere l’effetto di un ND senza applicare veramente un filtro sull’ottica, vedendo oltretutto l’immagine comporsi nel mirino, ed una modalità high-res utilizzabile anche senza treppiede.
Passiamo al video. Abbiamo il 4K DCI a 4096×2160 pixel di risoluzione a 24 fotogrammi al secondo, con bitrate di 237Mb/s IPB ad 8-bit in 4:2:0 in camera, che diventa 8-bit in 4:2:2 esternamente. Il frame rate arriva invece a 30 fps in UHD 4K ed a un massimo di 120fps in FullHD. Non mancano una modalità time lapse interna e, cosa molto utile, il profilo OM400-Log.
In conclusione sembra che Olympus abbia creato un prodotto destinato alla fotografia sportiva, dove sono necessarie alta qualità e velocità operativa, robustezza e resistenza del corpo macchina ma anche portabilità e stabilità. Uno dei suoi principali punti di forza è infatti proprio nel connubio tra piccolo sensore, grip, ergonomia e stabilizzazione: il Micro 4/3 permette di montare ottiche più leggere (a parità di focale con il formato 35mm), ergonomia pro e stabilizzazione da oltre 7 stop aiutano a non incorrere nel micro mosso.