Finalmente disponibile (anche ancora in pre-order) 17 mm f/1.8 zuiko ottica decisamente rivolta a quei professionisti che hanno deciso di usare il sistema micro 4/3. È un dato di fatto che l’alleanza Olympus e Panasonic abbia prodotto un parco ottiche che soddisfa tutte le tasche e tutte le esigenze e ancora non sono scesi in campo in modo deciso le case produttrici di ottiche universali.
L’obiettivo misura è alto ben 35,5mm ai quali però è obbligatorio aggiungere anche quelli del paraluce (17 mm f/2.8 o il 14 mm f/2.4. In compenso è abbastanza leggero (120 grammi) e monta ben 3 lenti asferiche che assicurano alta qualità anche a f/1.8.
Il 17 mm f/1.8 si presenta realizzato in maniera decisamente migliore del fratello f/2.8 che lo ha preceduto. Quando Olympus ha lanciato la sua P1 la macchina veniva anche venduta in kit con il 17 f/2.8 ed un mirino ottico il tutto con un look molto vintage. Anche il 17 mm f/1.8 simile viene riproposto in una versione vintage non solo nell’aspetto ma anche nelle funzioni. Ritorna infatti l’indicazione della distanza di messa a fuoco e della profondità di campo ai vari diaframmi. Il tutto si “svela” tirando indietro una ghiera coassiale all’obiettivo che attiva il controllo della messa a fuoco manuale.
Quando l’autofocus era un sogno chi si occupava di reportage sapeva bene che una foto con i soggetti a fuoco era sicuramente più “vendibile” di una soft e quindi montava un obiettivo come il 35 mm, leggero grandangolare, caricava una 400 iso (magari in bianco e nero così poi ci pensava chi stampava a far uscire qualcosa) impostava diaframma 8 e la distanza di messa a fuoco su 2 mt. Grazie alla profondità di campo avrebbe avuto i soggetti a fuoco in uno spazio compreso tra circa (parlando di profondità di campo il circa è obbligatorio) 1.5 e 3 mt. In pratica avrebbe dovuto solo ruotare la ghiera per selezionare il tempo di scatto ed il gioco era fatto, ma tanto la pellicola in BN avrebbe tollerato una sovra o sotto esposizione.
L’avvento dell’autofocus ha un po’ cambiato le cose ma in un epoca nel quale la gente si diverte a riscoprire quanto era bello scattare con attrezzature scomode magari qualcuno sente il bisogno di scattare usando il sistema sopra descritto sfruttando la maggiore profondità di campo offerta dal sistema 4/3.
Il novello Robert Capa quindi imposterà la ghiera delle distanze su 2 mt, imposterà f/5.6 e magicamente avrà a fuoco i soggetti compresi tra 1.30-4.80 mt senza nemmeno preoccuparsi del tempo di esposizione la cui scelta che sarà affidata ad un esposimetro sicuramente più efficiente di quello di una reflex degli anni 70 ed ai programmi di elaborazione dell’immagine (I love luci/ombre di Photoshop). Anche la scelta dell’ISO sarà affidata alla macchina fotografica.
Quando invece avrà tempo potrà sfruttare le possibilità offerte da un diaframma bello ampio. La tripletta tempo-diaframma-iso sarà quindi sicuramente più ampia da quella offerta da uno zoom f/3.5 e poi c’è la possibilità di lavorare sulla profondità di campo.
Ma non vi aspettate lo sfocato che avevate con la vostra cara reflex analogica e il sudato 35 mm f/2 perché il “boken” che otterrete sarà quello che avreste ottenuto usando diaframma f/4.
Per questo gioiellino bisognerà sborsare almeno 500 € al quale però andranno aggiunti 70 € per il paraluce.