Nella tarda serata di ieri l’annuncio in cui molti speravano e qualcuno aveva addirittura ipotizzato: Microsoft fa dietrofront in merito a quanto annunciato in precedenza per la gestione di usato e always online su Xbox One. Questo non cambia però la posizione di Electronic Arts, che a metà maggio aveva annunciato il pensionamento del sistema Online Pass (o Pass Online nella versione nostrana) oggi necessario per accedere al comparto multiplayer dei titoli.
La conferma arriva da John Reseburg, senior director of corporate communications del publisher, che con un’intervista rilasciata sulle pagine di Polygon sgombra il campo da qualsiasi ipotesi di un “ritorno al passato” da parte di EA. Queste le sue parole, di certo apprezzate dai tanti giocatori che hanno sempre guardato con disappunto a un’iniziativa studiata per limitare la circolazione dell’usato inibendone le funzionalità e chiedendo ai possessori l’acquisto di un codice per i titoli di seconda mano.
Come abbiamo detto qualche settimana fa, nessuno dei nuovi titoli EA includerà Online Pass e lo stiamo eliminando anche dai giochi già sul mercato. Non c’è niente da aggiungere in relazione alle novità di oggi, ma voglio essere chiaro ribadendo che la nostra decisione su Online Pass è stata presa tenendo conto dei feedback ricevuti.
Una decisione che non solo ha trovato d’accordo rivenditori come GameStop, ma anche la community di gamer, che spesso si affida allo scambio o al prestito dei giochi per risparmiare. Le novità annunciate nelle ultime settimane sembrano dunque in qualche modo stravolgere le più pessimistiche previsioni sul futuro dell’ambito videoludico: publisher e software house che hanno scelto di puntare su protezioni DRM si sono spesso scontrati con le proteste dei giocatori (si ricordi ad esempio il grave bug che impedì l’esecuzione di Assassin’s Creed 2 al lancio) e anche giganti come Sony e Microsoft sembrano aver capito che limitare la libera circolazione dei titoli può rappresentare un rischio alla diffusione della console stessa. La next-gen potrebbe dunque essere più user-friendly di quanto immaginato.