Ricordare i caduti significa renderne onore. Implica il tentativo parossistico di dare un significato ad una morte violenta che nessuno ha voluto ma che in tanti hanno causato. Va inquadrato in questo contesto il layer per Google Earth proposto dall’ingegnere Google Sean Askay il quale, grazie a “Map of the Fallen” (“la mappa dei caduti”), ha preparato qualcosa di utile e sconvolgente.
Sulla rappresentazione geografica di Google Earth, infatti, sono state apposte migliaia di segnalazioni indicanti tutti i caduti delle guerre in Iraq ed Afghanistan. Ogni singolo caduto (qualcosa come 5700 americani) è presente con il proprio segnalino, la propria immagine, la propria storia: non è un numero che si può sommare, ma è una persona a sé stante che dentro di se raccoglie amicizie, famiglie, affetti. Compresi tra i dati anche i caduti “alleati”. Sì, anche gli italiani.
Installare il layer e guardare in un colpo d’occhio unico tutti i caduti significa non soltanto rendere onore ad ognuno di loro, ma significa anche avere sotto gli occhi la dimensione (parziale) di quelli che sono gli orrori di una guerra. E se trattasi di dati incompleti, opinabili, magari ridotti nella loro dimensione, poco conta: la dimensione d’insieme è la stessa di quella di ognuno di quei segnalini.
Rendere onore ai caduti significa capire la storia che stiamo vivendo. Per rendersi conto di quanta ingenuità vi sia nel compiere gli stessi errori di sempre.