Open Fiber vuole che l’Europa programmi uno switch-off delle reti in rame. La richiesta è stata presentata da Elisabetta Ripa, AD di Open Fiber, a Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione Europea ed a Margrethe Vestager, titolare dell’Antitrust dell’Unione Europea. Open Fiber, dunque, chiede che l’Unione Europea adotti per la fibra ottica un modello molto simile a quello tenuto con il digitale terrestre.
La data utile potrebbe essere il 2025, una scadenza non scelta a caso perché coincide con il target temporale che si è imposta l’Unione Europea per la copertura dei servizi ultrabroadband sino a 100 Mbps per tutti i cittadini e sino 1 Gbps per le aree urbane. Obiettivi che Open Fiber è convinta di riuscire a raggiungere con anticipo. Elisabetta Ripa evidenzia, infatti, che la società ha già connesso 4,8 milioni di abitazioni e che sono attivi cantieri in oltre 1000 piccoli comuni. Open Fiber, infatti, punta a collegare 20 milioni di case o uffici entro il 2023.
Per la società, dunque, lo switch-off del rame potrebbe iniziare tranquillamente dal 2025. Ovviamente il passaggio dal rame alla fibra ottica dovrà essere graduale, partendo dalle aree già coperte. Un’eventuale decisione in tal senso non potrebbe che dare un’ulteriore spinta allo sviluppo della fibra ottica all’interno di tutti i paesi europei.
Per il 2019, intanto, Open Fiber punta a portare la vera fibra ottica in modalità FTTH in 150 città nelle aree A e B oltre ad aprire cantieri in altri 2000 comuni nelle aree C e D.
Elisabetta Ripa, durante un’intervista a “la Repubblica Affari&Finanza” in cui ha parlato della proposta portata all’Unione Europea, ha affrontato anche il tema delle politiche commerciali in Italia. Open Fiber può vantare accordi con la maggior parte degli operatori TLC che operano in Italia come Vodafone, Wind, Fastweb, Tiscali e Sky. Riguardo a TIM, invece, Open Fiber non lo vede come un rivale ma piuttosto come un altro partner.
Per Elisabetta Ripa, quando TIM potrà ragionare tranquillamente sul suo futuro coglierà l’opportunità di usare la fibra già realizzata per conservare un vantaggio competitivo. Collaborazione che potrebbe arrivare sotto forma di co-investimento. Ogni altra opzione sul tavolo, come il più volte speculato progetto di fusione tra Open Fiber e TIM riguarda policy maker e azionisti.
Open Fiber, dunque, alza la posta sentendosi sicura della sua forza e contestualmente plaude all’approvazione del Codice delle Comunicazioni che favorisce il modello “wholesale” che adotta. Tuttavia, per poter continuare nello sviluppo delle reti c’è anche bisogno di uno sgravio burocratico per poter accedere più facilmente alle infrastrutture che permetterebbero una posa più rapida e meno invasiva della fibra ottica.