Mai sentito parlare di OpenSpime? Probabilmente no, vista la recentissima comparsa di questo neologismo nel dizionario delle parole di Internet. La situazione è però destinata a cambiare in tempi rapidi data la risonanza che l’OpenSpime sta ottenendo a livello internazionale.
In estrema sintesi, OpenSpime è un protocollo di comunicazione aperto che permette a dispositivi elettronici dotati di sensori GPS di trasmettere informazioni che, attraverso la rete Internet, vengono aggregate e rielaborate. In altre parole, una sorta di linguaggio con cui le “cose” possono comunicare e relazionarsi in rete, una rete che per molti versi può essere etichettata come Web 3.0.
In termini pratici, ipotizzando una diffusione capillare di dispositivi dotati di sensori che, per esempio, rilevano informazioni ambientali come la temperatura o analizzano la presenza dell’aria di alcune sostanze, grazie al protocollo OpenSpime sarà possibile dare i dati rilevati in tempo reale in pasto a un software che li rielabora. Si può così monitorare la presenza di CO2 a livello globale, non limitandosi a effettuare alcune misurazioni in luoghi predefiniti ma aggregando informazioni raccolte da una moltitudine di dispositivi che, per ipotesi, possono essere integrate nei normali cellulari.
Come spiegano gli ideatori del protocollo, OpenSpime offre svariate possibilità di applicazione e ha potenzialità sicuramente interessanti, al punto tale di poter aprire una nuova era del Web che dopo la rete di computer (Web 1.0) e quella di persone (Web 2.0) può essere definita come Internet delle cose o Web 3.0.
Pur raccogliendo attenzione a livello internazionale, OpenSpime è una tecnologia che rappresenta un motivo di vanto per l’Italia poiché è sviluppata dalla start-up italiana WideTag Inc.