OpenX si candida come rivale numero uno di Google nel mondo dell’advertising online. L’azienda che fornisce servizi e tecnologie per la vendita di spazi pubblicitari sul web ha infatti annunciato il rilascio di una nuova versione della propria piattaforma, che secondo quanto esposto dai vertici del gruppo è in grado di competere e in molti casi vincere la sfida con quello che DoubleClick rappresenta oggi a Mountain View.
La nuova versione di OpenX Enterprise, dichiara un portavoce del gruppo, «è disponibile da oggi e permette agli editori di massimizzare i ricavi in maniera più efficiente in un panorama che diventa sempre più sofisticato. Ottimizzando tutti i canali di guadagno da pubblicità in tempo reale ed in unico posto, pensiamo che questa nuova piattaforma rappresenti una svolta tecnologica per l’industria dell’advertising online». Da queste parole si evince tutta l’ambizione e le aspettative che sono state riposte nell’ultima edizione della piattaforma OpenX Enterprise, che può vantare di per sé già importanti nomi tra i propri partner.
Grazie all’ottimizzazione dell’interfaccia grafica, l’utilizzo di OpenX Enterprise è diventato sensibilmente più semplice rispetto al passato. La nuova struttura permette di gestire più canali pubblicitari contemporaneamente, anche su servizi diversi, tramite un pannello di controllo che offre la possibilità di organizzare al meglio la propria campagna di advertising. L’integrazione con una serie di database sia proprietari che di terze parti permette inoltre di ottimizzare la tipologia di sponsor da acquistare o mostrare a seconda del proprio target d’utenza.
Tra i principali gruppi che adottano tale tecnologia per sfruttare al massimo gli spazi pubblicitari sui propri siti web figurano Groupon, Orange-France Telecom ed Excite Japan. Grazie ai diversi miglioramenti apportati dagli sviluppatori, OpenX diventa ora ancora più appetibile, soprattutto per la natura “open” del progetto. Google è il leader, ma la concorrenza si sta strutturando con sempre maggior efficacia: anche OpenX vuole la sua parte.