Nel 1985, a meno di due anni dalla sua scomparsa, Andy Warhol affiancò il proprio nome a quello di Commodore, uno dei più importanti produttori dell’epoca in ambito informatico. La collaborazione tra l’artista e l’azienda lo portò a partecipare al lancio di prodotti come l’Amiga 1000. Il risultato è quello visibile nel filmato in streaming di seguito, con il pioniere della pop art impegnato di fronte al pubblico nel modificare una fotografia della cantante e attrice Deborah Harry.
Il video, in Rete ormai da qualche anno, ha stuzzicato l’interesse di un altro artista, Cory Arcangel, che nel 2011 ha contattato Tina Kukielski (curatrice del Carnegie Museum of Art) e Matt Wrbican (archivista del Warhol Museum) incuriosito dall’idea di poter trovare qualche opera dell’epoca rimasta salvata tra i dischetti del computer. Il trio, in collaborazione con il Carnegie Mellon University Computer Club, è riuscito a riportare alla luce alcune immagini che testimoniano gli esperimenti di Warhol con gli strumenti di disegno digitali: tra queste anche una versione stilizzata del celebre barattolo di zuppa Campbell’s e la Venere di Botticelli con un terzo occhio.
Warhol non ha mai posto alcun limite al suo praticare l’arte. Queste immagini generate con l’ausilio di un computer fanno emergere il suo spirito di sperimentazione e la propensione ad abbracciare i nuovi media.
Queste le parole scelte da Eric Shiner, direttore del Warhol Museum, per spiegare l’entusiasmo con il quale l’artista si è sempre avvicinato alle nuove tecnologie, facendole proprie come un mezzo in più utile per esprimere la propria visione. Il processo di recupero e restauro delle immagini sarà spiegato nel documentario “Trapped: Andy Warhol’s Amiga Experiments", che verrà presentato il 10 maggio al Carnegie Museum di Pittsburgh, sua città natale.