Esiste una guerra invisibile che si sta combattendo all’insaputa di tutti? Si rischia il complottismo, eppure dalle notizie che arrivano da diversi paesi e ora anche dalla Cina sembra che gruppi di hacker nazionalisti stiano sempre di più prendendo di mira i computer dei rispettivi governi.
Sono stati per primi alcuni stati europei a segnalare come i loro uffici e le loro amministrazioni fossero preda di attacchi informatici precisi e personalizzati provenienti da computer cinesi. Nessuno ha nominato il governo cinese, guardandosi bene dal fare affermazioni difficili da provare, ma di sicuro ci sono cittadini o computer residenti in Cina dietro queste minacce.
Già il governo del Regno Unito ha ammesso con una certa riluttanza gli avvenuti misfatti e ora anche la Francia ha fatto lo stesso. È stato proprio il segretario generale del dipartimento per la difesa e la sicurezza nazionale, Francis Delon, a descrivere gli attacchi come frutto di nebuolse nazionaliste tollerate o strumentalizzate dal regime e a dichiarare: «quello che mi inquieta è lo sviluppo degli attacchi mirati di virus fatti su misura per questo o quell’indirizzo», virus contro i quali le tradizionali protezioni sono inefficaci e che richiedono rimedi ad hoc.
Ad ogni modo da quando sono cominciate ad emergere sui giornali le storie degli attacchi ai governi britannici, francesi, tedeschi e americani anche il governo cinese ha dichiarato di essere stato vittima di diversi attacchi. Il viceministro per l’informazione Lou Quinjan ha affermato senza mezzi termini che: «Internet è diventato il principale canale tecnologico per le attività di spionaggio contro i nostri dipartimenti centrali e vitali».
Al momento l’ipotesi più logica sembra essere quella secondo la quale ci sia una sorta di test globale, che i governi cioè stiano provando e dimostrando alle altre nazioni di possedere anche l’arma dell’attacco informatico. Un deterrente non da poco.