Il caso che vede Oracle e Google sul piede di guerra in relazione alla possibile violazione di copyright all’interno del codice Android si chiude con una fumata bianca: Google ne esce vincitrice ed una questione che Oracle voleva commisurata a danni per 1 miliardo di dollari diventa invece un affare di tutt’altra dimensione, di tutt’altra pericolosità e con le armi completamente spuntate.
Se in un primo caso la giuria aveva dato ragione ad Oracle, riconoscendo l’effettiva presenza all’interno del codice Android di alcune linee di codice Oracle, in seconda battuta la giuria ha però stabilito che il tutto debba sottostare al principio del “fair use“. C’è copia, insomma, ma non c’è dolo e non c’è colpa.
In tutto Android comprende 15 milioni di linee di codice e soltanto 9 sarebbero state riconosciute di proprietà Oracle. Google sarebbe dunque dalla parte del torto in relazione alla riconosciuta colpevolezza per le 9 linee identificate, ma allo stesso tempo il tutto risulta del tutto minoritario e, soprattutto, “perdonato” ai sensi del fair use e del principio di un utilizzo di proprietà altrui al fine di sviluppare qualcosa di nuovo senza temere per ipotetiche violazioni. Una prima questione va quindi in archivio con una vittoria lampante da parte di Google, mentre per Oracle si configura una sonora sconfitta che cambia del tutto le carte in tavola. Ma non c’è tempo nemmeno per leccare le ferite: la questione va avanti ed in ballo v’è ancora molto.
Il Washington Post, la stessa fonte che parla della sconfitta Oracle come di un possibile “disastro”, sottolinea infatti al tempo stesso come per Google la vittoria sia tanto ampia quanto minoritaria circa la complessità delle questioni che verranno discusse: se ad oggi è stata riconosciuta la non-violazione dei due brevetti tirati in ballo da Oracle, al tempo stesso ancora si aspetterebbe una soluzione circa la questione relativa alla violazione di copyright. Il che sembra essere l’elemento cruciale della vertenza.
Ed è questa una autentica patata bollente per il giudice incaricato: stabilire la possibilità di tutelare un codice è qualcosa che andrà a creare un precedente e che andrà valutato a fondo per tutti i risvolti tecnici ed etici che implica. In ballo vi sono le API e ciò che rappresentano per il settore: una sentenza contraria ad Android potrebbe avere ripercussioni a cascata sull’intero settore, generando l’occasione per una moltitudine di ulteriori denunce di fronte ad una nuova evidenza che la giurisprudenza trasformerebbe di fatto in norma. Per questo la decisione è fortemente attesa da Google ed Oracle, ma anche dall’intero mondo della tecnologia e dello sviluppo: un pezzo di futuro verrà scritto in tribunale.