Notoriamente i consulenti sono lavoratori con un orario flessibile, non hanno vincoli di orario e obblighi specificati da un contratto ma possono gestire il loro lavoro come meglio credono.
In teoria un consulente è tenuto a fornire una prestazione lavorativa entro una certa data, organizzandosi come ritiene più opportuno per portare a termine il lavoro.
In pratica, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, i capi pretendono comunque la presenza del consulente negli orari d’ufficio e poi, quando i dipendenti terminano l’orario di lavoro e vanno a casa, il consulente si deve fermare e risolvere i problemi che si sono presentati durante la giornata.
Voi direte: è lui che si è scelto questo lavoro, se voleva fare 9-18 non si sarebbe messo in proprio… ok, siamo tutti d’accordo sul fatto che non essere dipendente porti dei vantaggi, ma se il consulente è impossibilitato a scegliersi l’orario di lavoro che più gli fa comodo, se deve litigare o implorare il capo-progetto tutte le volte che ha bisogno di mezza giornata libera (e vi assicuro che succede), se il non essere un dipendente si traduce in carichi di lavoro massacranti o orari impossibili, siamo sicuri che ne valga la pena?
Conosco persone che lavorano 14-15 ore al giorno per prendere una paga decente come consulenti (e quando dico decente intendo il minimo necessario per vivere in una città cara come Milano), mentre conosco impiegati che se la cavano molto meglio.
Allora forse non è meglio fare il dipendente, avere qualcuno che dice cosa fare avendone il diritto e avere la serata libera per fare quello che ti pare?