Da oggi saranno in molti. Orfani, dimenticati, lasciati al proprio destino senza più una guida. Una botta di vita fulminante, poi il silenzio. E quindi l’abbandono.
Sono migliaia di blog, con facce sorridenti e mirabolanti promesse, con post maccheronici scritti da persone che non conoscono la blogosfera: non sanno parlarvici così come non sanno come vestirsi quando escono sulla pubblica piazza del Web.
Sono centinaia di profili su Facebook, che hanno condiviso opinioni e link dopo aver fatto incetta di amicizie. Hanno occupato le bacheche ed hanno intessuto trame che andranno ora a morire. Era tuo amico. Gli piaceva quel tuo link. Ti piaceva quel suo pensiero. Ma ora non c’è più.
Sono decine di account su Twitter e Friendfeed, decine di pagine che improvvisamente smettono di cinguettare e rimangono a futura memoria di quel che è stato. Il silenzio cala improvviso come una scure e taglia quel che era da quel che sarà. Come morti.
Sono migliaia di candidati alle elezioni. Che da aver vinto o aver perso, lasciano la conversazione a metà e se ne vanno. Vanno a piangere sui propri errori o a fregarsi le mani per le opportunità che pioveranno. Da questa parte, però, milioni di utenti hanno a disposizione tutto quanto necessario per farsi un’idea e vedere chi ha creduto nella conversazione e chi invece l’ha solamente sfruttata come uno sciacallo.
Perché gli utenti, certi utenti, non dimenticano.
Migliaia di orfani rimangono online. E nel tempo testimonieranno.