«La presenza dei pazienti nelle strutture sanitarie è troppo spesso lunga oltre ogni termine di accettabilità: inquietanti e recenti casi di cronaca dimostrano, purtroppo, come le attese al Pronto Soccorso possano essere inconcepibili. Anche quando l’attesa al Pronto Soccorso o un ricovero hanno una durata normale e fisiologicamente connessa alle buone pratiche mediche, però, il paziente si ritrova davanti a lunghissime “pause”. In estrema sintesi: per la gran parte della loro presenza nelle strutture sanitarie, i degenti non fanno alcunché, stanno sdraiati o seduti, e ciò alimenta il senso di alienazione di chi sarebbe in condizioni di compiere alcuni atti normali della vita, un’alienazione che certo non contribuisce a favorire il percorso di cura». La soluzione? Una connessione Wi-Fi, un tablet e la possibilità di poter rimanere in contatto con la propria vita quotidiana nonostante lo stato di infermità e la degenza.
La proposta proviene dall’on. Roberto Cassinelli, il quale ha reso note in giornata le proprie intenzioni: portare avanti una proposta di legge che consenta di implementare nelle corsie degli ospedali una connessione Wi-Fi a disposizione di chi, costretto al ricovero per i motivi più disparati, passa il proprio tempo tra letto e finestre nell’attesa di una visita, una cura, un esame o cos’altro impone il periodo di degenza.
Se è vero che sono in molti ormai dotati di strumenti quali tablet o smartphone, per tutti sarebbe però probabilmente insostenibile un abbonamento che va a supplire alla forte richiesta di traffico necessaria per ore di navigazione, chat o altre funzioni utili a rimanere in contatto con il mondo esterno. Con un intervento dall’alto, sostiene però l’on. Cassinelli, qualcosa si potrebbe fare per rendere più leggero il tempo passato in ospedale, tenendo alto il morale e facilitando la vita anche per chi intende rimanere in contatto con i famigliari, con il posto di lavoro o con le attività della vita quotidiana.
Sta tutto in un articolo:
Le strutture sanitarie, pubbliche o convenzionate, che dispongono di infrastrutture informatiche adeguate a consentire un accesso pubblico alla rete internet per mezzo di tecnologia senza fili, attivano le funzionalità necessarie affinché sia fruibile al pubblico, all’interno della struttura, la connettività internet, se ciò non reca pregiudizio al corretto funzionamento dell’infrastruttura ai fini sanitari e senza che ciò comporti nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato o dell’ente locale.
La proposta trova una iniziativa corrispettiva firmata dal Consigliere Regionale ligure Matteo Rosso, il quale approfondisce la questione dal punto di vista tecnico affrontando il “come” porre in atto il tutto:
[…] è assolutamente necessario che ogni paziente che si connette alla rete sia costantemente identificabile: per questo motivo, si delinea una procedura di accreditamento fondata sull’uso di username e di password. Username e password hanno validità non superiore al periodo in cui il paziente è ospitato nella struttura sanitaria e sono rigorosamente incedibili ad alcuno.
Con il solo atto di ricevere username e password, il paziente s’impegna ad utilizzare la connessione in modo assolutamente personale e conforme alla vigente normativa. Inoltre, sempre con il solo atto di ricevere username e password, il paziente manleva da ogni responsabilità la struttura sanitaria e il personale in essa operante.
Grazie a queste disposizioni l’autorità giudiziaria potrà sempre sapere, con relativa certezza,
l’autore di eventuali violazioni della legge commesse mediante l’utilizzo della connessione wireless alla rete internet. Qualora poi fosse ritenuto opportuno, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge la Giunta ha l’autorizzazione per dettare, con regolamento, norme tecniche inerenti la procedura di accreditamento.
Quanta banda mettere a disposizione dei pazienti? Quali limiti porre alla navigazione? Come tutelare la privacy dei degenti? Come verificare eventuali disturbi tra gli apparati? I nodi da sciogliere sono molti, ma la proposta è meritevole. Per una volta si potrebbe così parlare con fare propositivo di salute e Wi-Fi, considerando la connessione un diritto in grado di migliorare il tenore di vita delle persone a cui le precarie condizioni di salute negano la piena libertà.