Se si chiede agli italiani cosa ne pensano del cloud computing, solo il 15% dichiara di farne uso e solo il 38% dichiara di conoscere almeno un servizio “cloud”. In realtà, però, l’88% dei navigatori vive già oggi la propria vita digitale sulla nuvola, anche se inconsapevolmente. Il 56%, infatti, salva online le proprie foto, il 51% condivide le proprie passioni, il 29% dedica tale attività alla propria musica preferita, il 18% ai documenti di lavoro ed il 9% condivide la propria posizione. Tutto questo è cloud, ma il processo è tanto trasparente da non rendersi più in alcun modo manifesto.
I dati emergono da una ricerca Nextplora commissionata da Microsoft: l’Osservatorio Internet 2011 è stato composto con una ricerca su 1000 individui finalizzata alla scoperta dei trend tecnologici e sociologici legati all’approdo sulla nuvola. «Abbiamo maturato una lunga esperienza nel mondo dei servizi cloud rivolti ai consumatori», spiega Emanuele Colli, Responsabile della Divisione Online di Microsoft Italia: «In tutti questi anni, abbiamo anche continuato a studiare l’evoluzione delle abitudini degli internauti, anticipando nelle nostre soluzioni le ultime tendenze di mercato. Oggi, siamo pronti ad accompagnare gli utenti nel viaggio verso un futuro all’insegna della condivisione con un’ampia offerta di soluzioni cloud e servizi online, accessibili ovunque e attraverso qualsiasi dispositivo in ottica di una sempre maggiore interconnessione».
In generale l’utenza risulta essere ben disposta nei confronti del cloud: gran parte degli intervistati si dice favorevole all’archiviazione remota dei dati ed il 64% del panel ne fa un uso quanto meno settimanale. Il sondaggio lascia emergere una particolare propensione alla condivisione da parte dell’universo femminile, «con il 90% delle rispondenti che ne individua il significato con fare qualcosa insieme a qualcuno». Ed è questa una dinamica di grande importanza anche dal punto di vista sociale perché, spiega Alessandra Costa, Direttore Ricerche e Partner di Nextplora S.p.A., si sta osservando oggi una profonda trasformazione nei comportamenti tali per cui lo sharing sta diventando uno strumento connotativo della propria “identità collettiva”. La condivisione dipinge la nostra maschera sociale e ci consente di disegnare l’immagine di noi stessi verso l’esterno.
Considerando la forza di questa dinamica, non stupisce il tempo e l’investimento che tutti noi siamo disposti a destinare agli strumenti che ci permettono di condividere le nostre vite, a patto che questi garantiscano un’esperienza fluida, versatile e diversificata in base al contenuto, al contesto e all’interlocutore.