Non è la prima volta che si discute delle potenzialità offerte dalle stampanti 3D in ambito medico. Proprio ieri si è parlato della possibilità di creare vere e proprie protesi da impiantare nel corpo, un argomento approfondito nei prossimi giorni in occasione dell’evento Exposanità in scena a Bologna. Dalla Turchia arriva invece la notizia di un nuovo progetto dedicato alla creazione di gessi per la guarigione degli arti fratturati: in altre parole, un calco stampato in tre dimensioni.
Come già visto per Cortex ed Edges (quest’ultimo nato da un’idea tutta italiana), i vantaggi principali rispetto ad un gesso tradizionale consistono nel peso notevolmente ridotto e nel non dover rinchiudere l’intero arto per lunghi periodi. Questo evita un’eccessiva sudorazione e tutti i problemi ad esso legati, soprattutto nei periodi dell’anno più caldi. Il reale valore aggiunto di Osteoid è però un altro: il suo creatore Deniz Karasahin ha trovato il modo di integrare un sistema chiamato LIPUS che emette ultrasuoni, in grado di velocizzare notevolmente il processo di risanamento del braccio o della gamba: fino al 38% se utilizzato per circa venti minuti ogni giorno.
I primi test hanno confermato un’elevata efficacia anche nei casi in cui le fratture non hanno mostrato segni tangibili di miglioramento dai tre ai sei mesi dopo l’infortunio. Ovviamente il gesso dev’essere realizzato in modo personalizzato per ogni paziente, iniziando con una lastra in tre dimensioni, punto di partenza necessario per generare il file che viene poi dato in pasto alla stampante 3D. Il progetto è ancora in fase sperimentale, ma alcune strutture ospedaliere hanno già manifestato l’intenzione di impiegarlo. È il caso del team guidato dal dottor Michael Hausman, presso il Mount Sinai Hospital di New York City.
Sappiamo che gli ultrasuoni funzionano. Ci sono conferme illustrate di recente in due ricerche pubblicate dal Journal of Bone e da Joint Surgery, tra le riviste più autorevoli in ambito ortopedico.