Se prima la guerra per la difesa del copyright era la principale spina nel fianco del mondo P2P, ora la tutela delle proprietà intellettuali diventa anche argomento di scontro interno. In palio non ci sono brani musicali o filmati, ma bensì una tecnologia sfruttata nel settore P2P per l’interscambio dei file tra gli utenti.
L’accusa è costituita dalla nota Altnet e dalla Brilliant Digital Entertainment (entrambe facenti riferimento al polo Kazaa), mentre il gruppo degli accusati comprende nomi importanti del settore quali LimeWire, BearShare ed il neonato Mashboxx. L’argomento della disputa è la tecnologia (sulla quale Altnet intende vantare i propri diritti) con la quale ogni singolo file viene identificato univocamente sulle reti di sharing. Tale attribuzione di tag univoci viene denominata in gergo “hashing”.
Al momento la disputa non dovrebbe veder raggiunto alcun versante penale: secondo i responsabili Altnet il tutto trattasi di un semplice «avvertimento» e la richiesta è quella di una regolarizzazione delle posizioni dei software incriminati al fine di ottenere un equo compenso in cambio dell’autorizzazione all’uso della tecnologia indicata. Scaramucce, dunque, con dietro la pesante minaccia di una pericolosa guerra intestina.
Lo scontro tra le varie etichette del P2P è intelleggibile anche sotto un’altra ottica: il gruppo Kazaa è infatti un “partito” a se stante, isolato dagli altri gruppi accumunati nel P2Punited (Bearshare, Blubster, Limewire, Edonkey2000, Grokster, Morpheus) ed opposto a Mashboxx a causa di una vera e propria concorrenza diretta. L’accordo tra Grokster e Sony concretizza infatti un progetto che in tempi precedenti la Sharman Networks è mai riuscita a concludere con il mondo delle major e che si è invece concluso con una citazione legale basata sullo stesso brevetto sull'”hashing” oggi sfoderato contro LimeWire, BearShare e Mashboxx.