Dietro questo grande progetto ci sono network televisivi di grandissimo spessore capitanati dalla BBC, la più grande società audiovisiva del Regno Unito. Nomi molto importanti, così come le cifre finora investite in questa piattaforma (22 milioni di dollari), basata sul protocollo P2P.
Una parte rivoluzionaria di questo progetto è la sua filosofia. L’opensource permette a chiunque voglia leggere, di migliorare il codice del programma, aggiungendo parti che fino a quel momento, secondo l’utente, mancavano. Così facendo, si dispone immediatamente di un numero illimitato di collaboratori gratuitamente, in grado da soli di scoprire e risolvere problemi del software.
Il funzionamento non è molto distante da quello dei programmi di streaming P2P, diventati famosi soprattutto per la possibilità che davano di vedere eventi sportivi gratuitamente. In pratica il concetto prevede che un utente, dal momento che si connette per vedere le immagini, “concede” implicitamente la sua banda in uscita, che verrà utilizzata per spedire a un altro utente le stesse immagini.
In questo modo viene sfruttata la banda in upload del telespettatore, che altrimenti rimarrebbe inutilizzata, mentre allo stesso tempo si supera un ostacolo che ha limitato la diffusione del broadcasting. Grazie a questo metodo tutti contribuiscono alla trasmissione e la banda in uscita dell’emittente non deve essere proporzionale al numero di utenti connessi, in questa maniera, anche con risorse minime è possibile raggiungere un gran numero di utenti.
Eppure Il problema con le connessioni italiane è evidente. La qualità delle immagini è proporzionale alla media della banda effettiva in upload degli utenti. In Italia gran parte delle connessioni non concedono più di 512 Kbps di banda in upload teorica, mentre per una qualità apprezzabile sarebbero necessari almeno 800kbsp effettivi.