«Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bergamo, con l’ausilio tecnico di F.P.M. (Federazione contro la Pirateria Musicale) ha concluso una complessa indagine, svolta in diverse regioni d’Italia (Lombardia, Piemonte e Lazio), volta alla repressione dello scambio illegale di files musicali in rete, smantellando definitivamente un network denominato Discotequezone». Così un comunicato (.doc) diramato dalla FIMI annuncia un’operazione iniziata lo scorso marzo e conclusasi in questi giorni con numeri da record.
Il risultato finale dell’attività di indagine si riassume nella denuncia di 7 “grandi uploader”, nel sequestro di 5 server e di 2 siti internet. In tutto gli inquirenti hanno ritrovato 110.000 opere «detenute e messe in condivisione in violazione della legge 633/41 sul diritto d’autore» (soprattutto file MP3). Ma un numero contraddistingue nello specifico l’operazione: 8.500.000 euro è la sanzione amministrativa comminata complessivamente ai responsabili del network, multa così commentata dal presidente FIMI Enzo Mazza: «le forze dell’ordine hanno lanciato sicuramente un forte messaggio deterrente contro soggetti rilevanti, attivi nella filiera illegale della rete; lo dimostra l’ammontare delle sanzioni amministrative […]. In un momento nel quale il mercato digitale è in una fase delicata di sviluppo è necessario colpire senza indugio soprattutto le violazioni massive che provocano ingenti danni».
L’indagine sviluppa inoltre una appendice particolarmente tetra: due dei responsabili sono stati denunciati anche per detenzione di materiale pedo-pornografico: «nei loro computer ed hard disk sono stati rinvenuti dei veri e propri archivi dove erano stati minuziosamente catalogati centinaia di video e foto illegali, alcune delle quali dal contenuto particolarmente cruento, ritraenti bambin dell’apparente età tra i 5 e i 10 anni nel ruolo di attori inconsapevoli con mani e piedi legati durante abusi sessuali perpetrati da adulti».
Per quanto riguarda il mondo del peer-to-peer, una ulteriore notizia aveva poche ore prima scosso l’ambiente: «un 29enne, imputato per aver scaricato 670 canzoni in formato Mp3 e 2 film in formato Avi, è stato assolto dai giudici di Milano» (fonte ANSA). La pubblica accusa aveva chiesto 7 mesi di reclusione come penale, ma dopo gli accertamenti ne è risultato che la collezione aveva mera utilità personale e le accuse (formulate nel 2004 dopo la perquisizione dell’abitazione ed il sequestro del materiale informatico ritrovato) sono così cadute nel nulla.