Pac-Man, il celebre videogioco realizzato dalla Namco nel 1980, ha sempre goduto di una sorprendente popolarità, imponendosi come uno dei più grandi classici arcade.
Il suo successo non si limitò ai confini delle sale giochi e il celebre “pallino giallo” ispirò svariati gadget, una serie televisiva dell’americana CBS e l’album “Pac-Man Fever” del duo americano Buckner & Garcia.
Eppure, la sua versione casalinga fu un vero e proprio Flop. Nonostante l’incoraggiante combinazione tra una delle più famose “console” e uno dei giochi di maggior fama mondiale, la conversione di Pac-Man per Atari VCS 2600 (avvenuta nel 1981) fu oggetto di diverse critiche e biasimi.
Probabilmente, le cause di tale insuccesso hanno origine nelle spiacevoli limitazioni legate alla trasposizione stessa di un gioco da sala.
Prima di tutto, l’assenza nella console di numerosi colori determinò un decadimento grafico rispetto alla versione originale.
Allo stesso modo, fu svolto un lavoro approssimativo sul suono, privandolo della sua efficacia nel mantenere una tensione costante nel giocatore.
Anche l’interazione di gioco si fece più imprecisa e monotona.
Per adattare il gioco ai comuni televisori, la posizione del labirinto venne estesa in larghezza. Ciò si tradusse in una deformazione dell’ampiezza dei corridoi che provocò una marcata difficoltà nell’evitare l’impatto con i temibili “fantasmini“.
Questi ultimi, inoltre, furono privati di diverse peculiarità presenti nella versione Coin-Op.
I “fantasmini” seguivano ora solo ripetitivi percorsi fissi, non indicavano con lo sguardo la direzione di movimento e apparivano sul video separatamente, cosa che li rendeva piuttosto vaghi e indefiniti.
Fortunatamente, con il tempo le cose migliorarono e la Atari recuperò terreno con i successivi Ms. Pacman e Pacman Jr., decisamente più fedeli alle dinamiche di gioco originali.