Quando si tratta di malcostume, gli italiani non hanno evidentemente rivali. Una nuova forma di spam sta invadendo le pagine Facebook dello Stivale, grazie a una tecnica di furbesca e ingegnosa invenzione per sponsorizzare siti e servizi ad ignari utenti. A quanti, infatti, è capitato di veder la propria pagina Facebook preferita trasformata in un feed di notizie di un singolo editore, che nulla ha che fare con il tema originario della pagina stessa?
Si tratta di un problema quasi esclusivamente italiano, perché sembra essere raro riscontrarlo su fanpage di gestione estera. È pur vero che in Italia la netiquette è ancora percepita come una concezione nebulosa ed elastica da modificare a proprio piacimento, ma la questione sta assumendo contorni colossali e grotteschi. Il funzionamento teorico è abbastanza semplice: una pagina che può pregiarsi di un elevato numero di iscritti viene avvicinata da editori in cerca di click facili, gli amministratori si ipotizza vengano pagati per cederne le chiavi d’accesso e, così, inizia una vera procedura di dirottamento del tema originario a favore di pubblicità e pagine viste gratuite.
Dal punto di vista dell’utente, questo si trasforma in cumuli di spam sulla propria bacheca. C’è chi si è iscritto a un gruppo dedicato alle lodi di una pietanza culinaria che improvvisamente si trova in homepage link ad articoli politici, chi protesta contro il governo e inizia a essere subissato da video di cani, gatti e donnine pettorute, chi ancora ha deciso mesi fa di approvare una campagna di sensibilizzazione e ora è vittima della farfalla di Belen Rodriguez o dell’intervista esclusiva al vincitore del reality dell’anno. E c’è anche chi si spinge oltre, con dei click malevoli che potrebbero portare all’infezione da malware o all’iscrizione ignara su fanpage Facebook sconosciute. E, ancora, quanti sono rimasti vittima della catena della L? Con questo stratagemma, si invita l’utente ad aprire una fotografia con la scusa di meravigliosi effetti per il proprio computer alla pressione del tasto “L”. In realtà, si tratta semplicemente della scorciatoia di tastiera per inserire il “mi piace” (“like”, in inglese) sul contenuto in questione.
Non ci è opportuno fare nomi e fornire link in questa sede, perché non è dato sapere quali siano gli editori effettivamente “furbi” e quali, invece, agiscano per pura ingenuità allo scopo di mantenere viva una community virtuale. Ma, senza troppo sbilanciarsi, gli appassionati di cibo da fastfood, gli oppositori di Silvio Berlusconi, gli utenti preoccupati dalla dilagante omofobia e i nostalgici dei giochi da giardino degli anni ’80 sapranno sicuramente di cosa si sta parlando. E, insieme a questi ultimi, chissà quanti altri.
Come difendersi dallo spam?
Come difendersi da quello che, a tutti gli effetti, è un abuso sull’utente? Inutile protestare sulle bacheche incriminate, perché nella quasi totalità dei casi i messaggi d’opposizione vengono sistematicamente eliminati. Il modo più rapido per arginare il fenomeno è agire sul fronte della visibilità: il sistema funziona perché molti sono gli iscritti a queste pagine e, di conseguenza, molte sono le opportunità di mostrare un link furbesco sulle bacheche di un numero elevato di utenti.
La soluzione è allora quella di eliminare il “mi piace” dalla pagina e di effettuare una segnalazione per spam al team di Facebook. Come fare? Per togliere il “mi piace”, basta cliccare sull’icona a ingranaggio posta di fianco a “ti piace” e “messaggio”, riportati accanto al titolo della pagina. Dal menu contestuale, scegliere l’opzione “Non mi piace più”. Dallo stesso menu, quindi, si può procedere con l’opzione “Segnala pagina” e, fra le motivazioni, spuntare “Spam o scam“. Infine, utile è far sempre attenzione sui nuovi like che si decide di regalare a una pagina Facebook: non bisogna limitarsi solo alla lettura del titolo ed un rapido scroll della pagina renderà evidente i tentativi di furbesca amministrazione, soprattutto qualora i link condivisi – provenienti sempre dallo stesso sito – non abbiano attinenza con il tema principale trattato.