Sorprende un po’ la conclusione di uno studio di Nielsen condotto al fine di capire le intenzioni degli utenti di Internet riguardo il delicato dibattito sulla distribuzione dei contenuti a pagamento, tra cui anche le news, sul Web.
Sovvertendo un po’ quello che finora era sempre emerso da appositi indagini conoscitive fatte sugli utenti, il risultato della ricerca di Nielsen dice che soprattutto i giovani sono disposti a pagare per accedere ai contenuti più interessanti.
L’indagine si basa su oltre 27.000 utenti distribuiti in 52 paesi a cui è stato chiesto se, e quanto, sarebbero disposti a pagare per ottenere informazione e altri servizi su Internet, mettendo in mostra come ben il 71% dei favorevoli si è detto disponibile a pagare a condizione che i contenuti acquistati abbiano carattere di esclusività e, soprattutto, che siano di una qualità non riscontrabile altrove gratuitamente.
Si apre quindi un piccolo spiraglio per quanti, soprattutto editori del mondo cartaceo in cerca di nuove entrate per sopperire alla crisi dei giornali, vanno cercando in questi mesi di monetizzare al meglio le loro testate online, affermando che le sole entrate derivanti dalle inserzioni pubblicitarie non sono in grado di sostenere il mercato.
In generale, il 50% degli utenti sarebbe disposto a pagare per film, musica, giochi e anche per le versioni digitali di giornali e riviste, ma con la maggior parte di costoro che pone come condizione imprescindibile la qualità dei contenuti sopra accennata.
Una posizione logica, d’altronde, e perfettamente in linea con la natura del mondo digitale e del Web, visto che non avrebbe senso pagare per un contenuto online che si può anche trovare, in maniera più o meno simile, in forma gratuita su altri siti.
Da ciò nasce quindi il problema più importante alla politica del “paid content”, quella questione che chiede di conciliare qualità ed esclusività del servizio offerto al cliente con la natura aperta e condivisa di tutto quanto popola Internet, al punto che, per gli editori, cercare la soluzione significa quasi andare controcorrente snaturando l’essenza del “media Internet” in quanto, laddove le tendenze attuali sono legate alla parola “condivisione”, essi dovranno invece cercare di “isolare” i propri contenuti rendendoli disponibili solo ad una ristretta cerchia di utenti, ovvero i propri clienti paganti.
Trovare una soluzione non sarà semplice, perché impedire anche a chi acquista regolarmente un contenuto di condividerlo e renderlo disponibile ad altri è impresa ai limiti dell’impossibile e ciò impone un limite, forse decisivo, al successo di questo modello di business, al di là di quelle che possono essere le tendenze indicate dai sondaggi.