Nel mese di settembre Pakistan, Egitto e Libia hanno bloccato l’accesso a YouTube dai rispettivi territori, dopo aver scoperto la presenza sul portale di video sharing del materiale riguardante la controversa pellicola “Innocence of Muslims” (“L’Innocenza dei Musulmani”). Una questione arrivata a smuovere persino l’interesse della Casa Bianca, con il presidente Barack Obama che ha inoltrato una formale richiesta per la rimozione delle clip incriminate: domanda non accolta da bigG, in nome della libertà d’espressione sul Web.
A dicembre PTA (Pakistan Telecommunication Authority) ha autorizzato ISP e operatori mobile a rimuovere il blocco, tornando sui propri passi dopo soli tre minuti, non appena verificato che i filmati sono rimasti esattamente al loro posto. Ora, come riporta la testata locale Dawn.org, le istituzioni del paese si sono pronunciate nuovamente sulla vicenda, confermando l’intenzione di ripristinare l’accesso a YouTube per i cittadini, ma solo dopo aver messo a punto un sistema per filtrare i contenuti ritenuti offensivi o blasfemi. Ecco quanto dichiarato dal primo ministro Raja Pervez Ashra.
Crediamo nell’accesso alla libera informazione. L’unica ragione che ancora ci impedisce di togliere il blocco a YouTube è la presenza di materiale blasfemo sulla piattaforma. Lo faremo non appena sarà possibile introdurre un meccanismo per filtrare i contenuti.
Non è la prima volta che il Pakistan impedisce l’accesso a YouTube alla propria popolazione. È accaduto anche nel 2008 per motivi del tutto simili, ma allora il blocco restò attivo solo per alcune ore. Il paese non è nuovo nemmeno a pratiche relative alla censura: nel 2011 PTA ha ordinato alle aziende operanti nell’ambito della telefonia mobile di non inoltrare i messaggi di testo contenenti termini ritenuti osceni. Al momento non è dato a sapere se il filtro annunciato da Ashra servirà esclusivamente per impedire la visione dei video su “Innocence of Muslims” o se invece coprirà un ventaglio ben più ampio di materiale.