La conduttrice della Domenica sportiva Paola Ferrari sbotta contro Twitter, colpevole a suo dire di ospitare le ironie e gli insulti di utenti anonimi senza possibilità di replica, in particolare durante i campionati EURO 2012, quando la giornalista è stata presa di mira con particolare crudeltà. Ora sta per avviare una querela.
La giornalista e conduttrice è stata bersagliata da appellativi, ingiurie, battute (in particolare sulla sua estetica e un sospetto amore per il bisturi) nel corso delle due settimane di trasmissione di Stadio Europa dedicata a Euro 2012 ed evidentemente, a bocce ferme, ora è scoppiata: sfogandosi con Klaus Davi nella sua rubrica su YouTube ha espresso tutto il suo disprezzo per la pratica del “tutti contro uno” (la stessa che già aveva disgustato, per intenderci, Michele Serra), spiegando a chiare lettere che sta pensando a una querela:
“Il Web non può diventare solo una bacheca della diffamazione anonima, dell’insinuazione volgare e del razzismo solo perché nel Web c’è la libertà di espressione. Non è giusto usare la rete e i social network per insultare le persone, senza la possibilità di un contraddittorio, e questo accade soprattutto con Twitter. Se il Web e i blog vogliono giocare un ruolo serio nell’informazione, allora devono comunque attenersi alle regole deontologiche di base e alle norme civili che valgono fuori dalla rete. Nessuno si riunisce pubblicamente per diffamare o insultare qualcun altro o, se lo fa, per lo meno è passibile di denuncia. Ecco, credo allora che la cosa valga anche per Twitter. Se dovessi ricevere un giusto risarcimento per i danni recati alla mia immagine professionale e personale, per altro costruita con il lavoro negli anni, tutto l’ammontare andrà ai terremotati dell’Emilia, gente, quella sì, che merita a prescindere per la compostezza e il coraggio che mostra.”
Com’era inevitabile, il trend topic di Twitter, oggi, è proprio legato a questa minaccia: basta seguire l’hashtag #querelaconpaola per leggere i cinguettii di centinaia di utenti rivolti a Paola Ferrari. L’ironia si spreca, soprattutto sull’idea della querela facile:
Querelo il #cioccolato perché mi fa ingrassare #QuerelaConPaola
— ººTheVillWithXMenºº (@TheVill_TheBest) Luglio 5, 2012
Il concetto più concreto posto all’attenzione della giornalista è quello secondo cui denunciare Twitter per gli insulti ricevuti da un utente equivale a prendersela con un muro per una scritta per mano di un anonimo o, come dice Layne. F, le Poste per una raccomandata:
Se Paola Ferrari veniva insultata con raccomandata querelava le Poste? #QuerelaconPaola
— Layne F. (@8bit___) Luglio 5, 2012
Tuttavia, le cose non stanno proprio così, e le vicende di Occupy Wall Street sono lì a insegnarlo. Ci sono però almeno due distinzioni da fare: la giornalista dovrebbe denunciare gli effettivi autori dei tweet dai quali si è ritenuta offesa pretendendo di conoscerne gli estremi; la denuncia sarebbe per diffamazione, o una banale denuncia per insulti, ma come farebbe la giornalista a scegliere nel flusso di tweet proprio quelli passibili di denuncia? Per non parlare del fatto che gran parte di essi sono ormai scomparsi nei server della società californiana, perché restano online non più di 48 ore.
Insomma, se Paola Ferrari volesse davvero proseguire in questa sua intenzione, sarebbe il primo caso di denuncia, in Italia, verso lo strumento invece che verso gli autori del contenuto, dall’esito molto incerto e prevedibilmente infruttuoso.