Un politico specialista in temi digitali. Più passano le ore, più sembra concretizzarsi l’idea di nominare un sottosegretario o addirittura un ministro alle Politiche Digitali. La fine del modello Letta-Caio? Non proprio, ma una continuità negli obiettivi non corrisponde a una continuità di modello decisionale. Paolo Coppola, il famoso ammazza-fax, professore di informatica all’Università di Udine, uno dei massimi esperti di questi temi in Parlamento, è tra i nomi più gettonati.
Lo si è spiegato nei giorni scorsi, quando erano ormai certe le dimissioni di Enrico Letta: Renzi eredita un sistema piuttosto intricato. Palazzo Chigi ha accentrato l’agenda digitale, in assenza dell’agenzia, con la nomina di Francesco Caio, che ha prodotto un piano sulle infrastrutture, e delinato con il suo staff le strategie di medio-breve periodo: fatturazione elettronica, fascicolo sanitario, identità digitale e in generale interventi sulla P.A.
Ora però che l’agenzia ha uno statuto che prevede la nomina di un comitato di indirizzo questo modello potrebbe non rappresentare a lungo il modo migliore per proseguire l’agenda. Così si fa strada l’ipotesi che Palazzo Chigi nomini un politico di raccordo, che lavori sull’applicazione delle linee che continueranno ad essere indotte e supervisionate dal governo. Paolo Coppola, dello stesso partito di Renzi, è insieme a Stefano Quintarelli uno dei nomi più forti e che tutto l’ambiente considererebbe un buon auspicio. Ecco cosa dice a Webnews.
Si parla di agenda digitale e di un ruolo politico: è d’accordo?
Si può dire che è il motivo per cui ho deciso di candidarmi alle primarie del PD e fare politica attiva: l’agenda digitale è davvero importantissima, e questi temi sono stati spesso affrontati dalla politica con un livello di competenza inaccettabile per un paese moderno. Il cambiamento che l’agenda può dare al paese è enorme.
Sembra che Renzi abbia assicurato una continuità nel modello “accentratore” di Letta…
In questo modello ho messo lo zampino anch’io, nel senso che alcuni miei emendamenti hanno spinto per la presa in carico del governo di questi temi. Ad esempio, un mio intervento ha permesso di stabilire che in caso di scadenza di decreti attuativi, tutto passa di nuovo a palazzo Chigi.
Se non c’è praticamente nessuno che consideri poco importante l’agenda digitale, bisogna anche stabilire come promuoverla al meglio. Ipotesi: Matteo Renzi la chiama e le offre un ministero, che risponde?
Che sarebbe una pessima idea. Creare un ministero apposito farebbe perdere mesi, troppa burocrazia. Sarebbe la mossa sbagliata, solo per i trasferimenti ci vorrebbe troppo tempo.
Il sottosegretariato, invece?
Tutt’altro discorso, sarebbe un’ottima idea. Diciamolo apertamente: ormai tutti sappiamo di cosa c’è bisogno per dare impulso al paese da questo punto di vista. Negli infiniti discorsi di questi anni, penso ad esempio alle discussioni con gli ISP che ho personalmente fatto, è sempre emerso che il problema stava nella mancanza di una volontà politica. Ecco perché penso ci sia bisogno di un sottosegretario dedicato alle politiche digitali. Sarebbe un segno di quella volontà.
E senza pestare i piedi a Caio?
Mi pare che Caio abbia sempre pensato a sé come uomo di questo particolare passaggio, non credo onestamente che possa proseguire a lungo. Il mese prossimo potrebbe già andarsene, da quel che si sa, la sua unità di missione è decaduta, in sostanza.
Nella puntata di ieri di PresiperilWeb è emerso che entrambi, lei e Stefano Quintarelli, tifate comunque per una continuità.
Con Quintarelli c’è una sincera stima, lo considero molto preparato e sarebbe un’ottima scelta per il ruolo di sottosegretario. È vero, la pensiamo uguale su molti argomenti, compresa la necessità di una continuità con gli obiettivi della cabina di regia di questi mesi, non si possono lasciar perdere. D’altra parte, importano i temi dell’agenda, quello che si deve fare, e non chi avrà il compito di farlo.