In seguito alla modifica della legislazione islandese, Apple ha segretamente spostato miliardi di dollari in una struttura a Jersey, paradiso fiscale a largo della Gran Bretagna, forse con l’obiettivo di evadere le tasse. Lo svelano i nuovi documenti pubblicati nell’ambito dei Paradise Papers, che stanno rivelando i soldi portati all’estero da note aziende e celebrità proprio per eludere le imposte. E mentre l’Unione Europea pressa la società di Cupertino per i dettagli sulla sua situazione fiscale attuale, Apple ha diramato un comunicato stampa in cui tenta di difendersi dagli attacchi.
Come spiegato dal New York Times, dopo il fallimento fiscale della struttura che Apple aveva utilizzato in Irlanda sino al 2014, il produttore di iPhone, Mac e iPad sembra esser andato a caccia di un altro rifugio fiscale. I documenti pubblicati provengono dagli archivi informatici di due società di consulenza che hanno sede nei paradisi fiscali, ovvero la Appleby e la Asiaciti. Con l’aiuto di studi legali specializzati nell’ambito dei rifugi fiscali offshore, Apple ha chiesto proprio ad Appleby quali fossero le giurisdizioni più vantaggiose tra le Bermuda, le Isole vergini britanniche, le Cayman, le Mauritius, l’Isola di Man, Guernsey e Jersey. Il documento preparato dal team di Cupertino conteneva domande chiave su come fosse possibile “ottenere una garanzia ufficiale dell’esenzione fiscale” ma anche sulle probabilità di un cambiamento nel governo di tali Paesi, su quali informazioni sarebbero state visibili al pubblico e su quanto sarebbe eventualmente facile uscire da tali giurisdizioni.
È così che Apple ha scelto Jersey, un’isola nella Manica dove la tassazione per le società estere è inesistente (0%).
Secondo quanto evidenziato dai documenti in possesso dai giornalisti dell’Icij, lo spostamento delle due società irlandesi di Apple (la Apple Operations International e la Apple Sales International) nel paradiso fiscale di Jersey avrebbero consentito al colosso di Cupertino di continuare a pagare tasse ultra-basse subito dopo le vicende in Irlanda che l’hanno coinvolta.
La fuga dei capitali a Jersey smentirebbe quanto dichiarato da Tim Cook, il numero uno di Apple, quando l’azienda di cui è leader finì sotto i riflettori del governo USA che aveva scoperto uno schema adottato strategicamente da Apple per mantenere i suoi guadagni in Irlanda. Ai tempi, Cook era apparso davanti alla commissione investigativa statunitense dichiarando che “non nascondiamo denaro in qualche isola dei Caraibi”. Pare infatti che i miliardi di dollari del gruppo siano semplicemente stati trasferiti su un’altra isola, quella britannica appunto.
Nel corso dell’ultimo decennio Apple sembra aver accumulato miliardi e miliardi di dollari in profitti offshore fuori dagli Stati Uniti, in paradisi fiscali esteri, suscitando dubbi sulla legalità delle sue operazioni. Data la situazione e in seguito ai nuovi Paradise Papers appena emersi, il commissario per la concorrenza dell’Unione Europea ha chiesto ad Apple di aggiornare urgentemente i dettagli sulla propria situazione fiscale. Come infatti dichiarato da Margrethe Vestager e riportato dal Washington Post:
Ho chiesto un aggiornamento sull’approccio di Apple, i modi più recenti in cui si è organizzata, per capire se sia conforme alle nostre regole europee ma resta da vedere se si apriranno ancora più casi dopo i Paradise Papers.
Per difendersi dalle accuse e tentare di chiarire la propria posizione, Apple ha pubblicato un comunicato stampa sul proprio sito ufficiale in cui si difende affermando di non aver spostato operazioni o investimenti fuori dall’Irlanda, né di aver usufruito di ulteriori vantaggi fiscali in altri Paesi, smentendo così di aver mai evaso le tasse dovute al governo statunitense.
I cambiamenti che Apple ha fatto alla sua struttura aziendale nel 2015 sono stati appositamente progettati per conservare i pagamenti fiscali negli Stati Uniti, per non ridurre le tasse altrove. Nessuna operazione o investimenti sono stati trasferiti dall’Irlanda.
Si legge nel comunicato, intitolato “I fatti sul pagamento delle tasse di Apple”, che nonostante sia vero che parte dei propri capitali siano stati trasferiti a Jersey, ciò è stato fatto allo scopo di “non intaccare la quota di tasse dovute al governo statunitense” dato che l’esenzione fiscale nell’isola della Manica le consentirebbe semplicemente di congelare la (enorme) quantità di denaro depositata.
Secondo le leggi fiscali in vigore negli Stati Uniti se ciò fosse vero non vi sarebbe alcun illecito, ma resta da verificare l’impatto che lo spostamento dei soldi nell’isola britannica ha avuto sulle tasse versate negli altri Paesi in cui opera, situazione che dovrebbe esser verificata presto.