Dimentichiamoci Emule, Bittorent e Gnutella: le reti P2P non sono più una minaccia per l’industria dell’intrattenimento, almeno secondo quanto dichiarato da Paramount Pictures. I nuovi nemici giurati della protezione del copyright sono i servizi cyberlocker, ovvero i vari Megaupload e Rapidshare, solo per citare i più famosi.
Lo spostamento di traffico dal P2P verso questi servizi è ben noto a tutti, grazie alla facilità con cui questi hosting mettono a disposizione materiale da scaricare. Basta cercare il proprio contenuto su un qualsiasi motore di ricerca e provvedere immediatamente al download, senza code da attendere e, nella maggior parte dei casi, alla massima velocità consentita dal proprio contratto di connettività.
A sollevare la protesta è il COO di Paramount, Fredrick Huntsberry, il quale specifica come sia molto più difficile bloccare queste nuove modalità di download rispetto alle classiche reti P2P. Si tratterebbe, infatti, di una continua rincorsa: nonostante le rapide rimozioni di materiale protetto, gli utenti continuerebbero ad uplodare contenuti illeciti. Fatta la segnalazione e rimosso il file illegale di turno, passano davvero pochi istanti prima che gli user provvedano ad un nuovo upload.
I cyberlocker rappresentano ora la modalità preferita con cui i consumatori so procurano materiale pirata.
L’intervento da parte delle autorità giudiziarie, inoltre, si rivelerebbe pressoché inutile. Le corti, come ad esempio quella tedesca, hanno stabilito come questi servizi di hosting non siano responsabili delle violazioni del copyright effettuate dai propri clienti. Il rimuovere contenuti protetti dal copyright su segnalazione dei detentori dei diritti, infatti, sarebbe più che sufficiente per garantire la piena legalità della gestione del servizio.