Chi vive in città lo sa bene: spostandosi in auto si rischia di perdere più tempo cercando parcheggio piuttosto che raggiungendo la propria destinazione. È la naturale conseguenza della congestione di veicoli che affligge i centri urbani, progettati in un’altra epoca e non pensati per sopportare un volume di mezzi tanto elevato come quello che oggigiorno transita nelle vie dei centri abitati. Fortunatamente la tecnologia può aiutare a risolvere il problema o almeno a renderlo meno gravoso.
Non è possibile immaginare un modello di mobilità sostenibile da attuare in futuro senza affrontare la questione. Se da un lato un maggiore utilizzo dei trasporti pubblici quando necessario e di veicoli smart come le e-bike possono contribuire a migliorare la situazione, è necessario tenere conto anche delle esigenze di chi proprio non può fare a meno di entrare in città su quattro ruote. I più avanzati sistemi di navigazione potranno in un futuro non troppo lontano suggerire dove trovare uno stallo libero, evitando così infruttuose e frustranti sessioni di ricerca, magari scegliendo tra le zone in cui la tariffa orario è più bassa, mentre le self-driving car si occuperanno di posteggiare in modo del tutto autonomo dopo aver lasciato i passeggeri a destinazione evitando inutili perdite di tempo.
Più parcheggio, meno parcheggi
La logica vuole che una mobilità realmente intelligente non richieda un maggior numero di parcheggi, ma una maggior efficienza nello sfruttamento degli stessi. Aumentare i parcheggi, infatti, è paradossalmente un incentivo all’utilizzo di mezzi privati, ossia ad un aumento del traffico e ad una riduzione conseguente dei parcheggi disponibili. Soltanto l’efficentamento del sistema può invece instaurare un circolo virtuoso, facilitando la sosta dell’auto senza tuttavia comportare problemi endemici al sistema complessivo della mobilità.
Gli approcci per arrivare alla soluzione del problema sono vari, agiscono a vari livelli e per molti versi sono complementari. Sensori che notificano i parcheggi liberi distinguendoli da quelli occupati, app in grado di aggregare i dati raccolti, sistemi di manovra automatici e portiere anti-graffio sono tutti tasselli della medesima composizione, vie parallele che convergono verso il medesimo obiettivo.
La tecnologia per trovare parcheggio
Un primo passo in questa direzione è già stato effettuato dagli automaker. Ford sta ad esempio sperimentando la tecnologia Parking Spotter, un sistema composto da sensori di bordo, app mobile e sincronizzazione dei dati su cloud, che aiuta gli automobilisti a trovare in breve tempo un posteggio in cui lasciare la vettura. Un approccio hi-tech per risolvere uno dei principali problemi di chi si sposta su quattro ruote: lasciando libero uno stallo, l’app lo segnala al server e in tempo reale la posizione viene comunicata sul telefono di tutti coloro che si trovano in zona alla ricerca di un parcheggio. Un progetto sperimentale, che difficilmente nel breve periodo potrà trovare applicazione su larga scala, ma comunque altamente innovativo e potenziale fonte di ispirazione per future evoluzioni.
Un sistema di questo tipo, abbinato alle tecnologie di guida autonoma che promettono di rivoluzionare l’universo automotive entro pochi anni, consentirà ad esempio di lasciare che sia il veicolo a gestire l’intero processo una volta giunti a destinazione, sollevando così il conducente dallo stress di eseguire manovre spesso complicate e poco agevoli.
Parcheggiare, senza manovre
Anche i tempi in cui per parcheggiare è necessario compiere lunghe e articolate manovre stanno per diventare un ricordo che nessuno rimpiangerà. L’auto saprà posizionarsi in un posteggio in modo del tutto automatico, calcolando con precisione millimetrica l’angolo di sterzata e il punto in cui fermarsi per non impattare la carrozzeria degli altri veicoli. Per essere precisi, alcuni modelli già lo fanno, come quelli dotati della tecnologia Active Park Assist.
Il conducente è chiamato a prestare attenzione nel caso di imprevisti, ma l’auto che parcheggia da sola è ormai una realtà: con la semplice pressione di un pulsante si dà il via alla manovra, senza bisogno di toccare il volante o di premere alcun pedale. Si immagini l’impiego di questo sistema in accoppiata con quello illustrato in precedenza (Parking Spotter) ed ecco servita l’esperienza “100% stress free” che ad oggi per gran parte degli automobilisti è ancora un’utopia.
Niente graffi sulle portiere
Quando si decide di parcheggiare in uno spazio ridotto, il rischio è quello di sbattere le portiere contro le macchine vicine per scendere o salire dalla vettura. L’inevitabile conseguenza è rappresentata da righe e graffi che è poi necessario togliere con l’ausilio di pasta abrasiva (nel migliore dei casi), abilità manuale e tanta pazienza. Una gioia per i carrozzieri, decisamente meno per gli automobilisti. Eppure è sufficiente un sistema come Door Edge Protector per evitare tutto questo.
Si tratta di elementi flessibili che fuoriescono dalle portiere in fase di apertura, andando a ricoprirne gli spigoli ed evitando così di danneggiare la proprie vernice e quella degli altri in caso di urti accidentali.
Il parcheggio non sarà più un problema
Progettare soluzioni per una futura mobilità intelligente senza considerare il tedioso problema dei parcheggi significa ignorare l’ultimo step del viaggio, vanificando dunque tutti gli sforzi compiuti per rendere il resto degli spostamenti intelligente e sostenibile. Per questo sia i produttori che gli altri protagonisti del settore automotive sono chiamati a studiare tecnologie e sistemi che si applicano anche questo aspetto, con il quale ogni giorno milioni di persone si trovano inevitabilmente a scontrarsi.