L’Intelligenza Artificiale non è solo la nuova grande frontiera dell’innovazione, ma è anche una sfida che si intende vincere dal punto di vista etico: una tecnologia che alza così tanto l’asticella nei confronti degli standard necessita infatti anche di formule di controllo, misure di autogestione e tutta la necessaria consapevolezza. Per questo motivo nasce “The Partnership on Artificial Intelligence to Benefit People and Society“, un gruppo che mette assieme nomi quali Amazon, Facebook, Google, IBM e Microsoft.
Ognuno di questi gruppi, a modo proprio, ha già lavorato sul tema dell’Intelligenza Artificiale. Nel mettersi assieme, i cinque big non intendono mettere a fattor comune le rispettive conoscenze ed i rispettivi progetti, ma soltanto creare un tavolo di lavoro che permetta di completare quanto le aziende stanno sviluppando nel mondo dell’IA. Lo scopo è quello di creare una serie di best practices, nonché potenziare la pubblica consapevolezza, circa l’essenza dell’Intelligenza Artificiale, i suoi usi, le sue implicazioni e le sue applicazioni. Per fare in modo che non diventi uno spauracchio collettivo, creando un clima di sospetto che andrebbe a sterilizzare le potenzialità di mercato nascenti, il gruppo vuole far sì che l’Intelligenza Artificiale sia conosciuta e capita, che l’uomo vi si possa così relazionare abbassando le proprie barriere protettive ed una naturale resistenza a novità eccessivamente complesse.
Il gruppo prevede 10 membri in tutto, cinque dei quali provenienti dalle cinque aziende indicate: Ralf Herbrich, dirtettore del Machine Learning in Amazon; Mustafa Suleyman, co-presidente DeepMind; Greg Corrado, scienziato Google Research; Yann Lecun, direttore AI Research in Facebook; Francesca Rossi, unico membro italiano del gruppo: proveniente dall’Università di Padova, ricercatrice per il progetto Watson di IBM e già in precedenza alla guida della International joint conferences on Artificial Intelligence; Eric Horvitz per Microsoft. La parte restante proviene dal mondo accademico o non-profit.
Il team lavorerà anztutto su questioni come etica e inclusività, trasparenza e privacy, interoperabilità, collaborazione tra persone e sistemi IA. Con un chiarimento immediato che irrobustisce le buone intenzioni iniziali: The Partnership on Artificial Intelligence to Benefit People and Society non intende fare lobby presso governi o altri corpi istituzionali, ma soltanto creare il giusto contesto all’interno del quale lavorare per lo sviluppo organico e collettivo dell’Intelligenza Artificiale.
Elon Musk ha avvertito tutti anzitempo: entro 5 anni l’Intelligenza Artificiale sarà una cosa pericolosa. Ma il suo non è un grido isolato: anche Eric Schmidt e altri grandi nomi della Silicon Valley hanno espresso medesimo timore, sentendo quasi di perdere il controllo delle potenzialità di una innovazione tanto avanzata. All’innovazione occorre contrapporre il controllo, mentre ai timori occorre contrapporre condivisione di conoscenza, policy e conoscenza diffusa: lo scopo del gruppo nascente è quello di creare i giusti contrappesi, quasi liberando così le aziende interessate da questo dovere. “Partnership on AI” nasce espressamente come piattaforma aperta di discussione e coinvolgimento nel tentativo di portare a bordo esperti e stakeholder ma avendo nell’obiettivo le persone e la società. L’IA deve sapersi raccontare e, nel frattempo, autoregolamentare: tra le parti deve nascere una base comune di trasparenza, così da poter dettare le regole di un gioco che altrimenti rischia di sfuggire di mano a detrimento delle potenzialità (in termini di risultati, innovazione e mercato) di tutti.
Le tecnologie di Intelligenza Artificiale hanno un potenziale incredibile nel migliorare molti aspetti della vita, passando dalla salute alla formazione, dalla manifattura all’automazione nelle case, fino ai trasporti. Attraverso rigorose ricerche, lo sviluppo delle best practices e un dialogo aperto e trasparente, i membri fondatori della Partnership sull’Intelligenza Artificiale sperano di massimizzare queste potenzialità e assicurare benefici per quante più persone possibili.
La partnership può rappresentare un momento storico per il mondo dell’IA perché ne alza il livello e la cooperazione: l’industria sembra aver maturato la necessità e la consapevolezza necessarie per compiere un passo istituzionalizzato. È venuto il momento di scrivere le regole del gioco, insomma: l’IA sta per scendere in campo in modo serio ed occorre definire i limiti e le migliori modalità entro cui agire per far sì che non debbano consumarsi strappi nei confronti della società trasformando un’evoluzione in un timore. La sensazione è chiara: l’Intelligenza Artificiale è il primo passo verso una nuova dimensione della tecnologia, il che si porterà appresso gravose implicazioni etiche e sociali. Solo una società matura e culturalmente pronta sarà in grado di assorbirne l’impatto al meglio trasformando i rischi in benessere e adattandosi plasticamente alle distorsioni che inevitabilmente emergeranno poco alla volta.
Sta per iniziare una nuova era: i big che già hanno scommesso su questo fronte sono pronti a far fronte comune per evitare che il gap tra industria e società si consumi in uno strappo che non andrebbe a vantaggio di alcuno.