Il suo nome è Patch ed affonda le radici nella cultura d’impresa propria di Google. Arriva proprio dagli uffici di Mountain View, infatti, buona parte del team che sta dietro la nuova start-up che si ripromette di creare una nuova forma di informazione locale che potrebbe dare una forte scossa tanto al mondo dell’informazione quanto (soprattutto) a quello dell’advertising.
Patch è un progetto che nasce dagli investimenti del Polar Capital Group, e che non avrebbe al momento alcun cordone ombelicale diretto con Google. A capo del Polar Capital Group, però, v’è un nome di grande importanza proprio presso Google: Tim Armstrong, responsabile dell’advertising per tutta l’area nordamericana e dell’America Latina. L’idea di fondo è quella di una congrega “liquida” di professionisti che portino l’informazione in rete aggregando i contenuti attorno ad riferimento georeferenziato. L’informazione, pertanto, non viene aggregata in grandi giornali, ma restituita soltanto in base all’area di interesse. Trattasi, per sommi tratti, di una sovrapposizione alla microeditoria giornalistica locale, con la Rete a fare da accelerante e da moltiplicatore di opportunità per raggiungere una nuova dimensione editoriale.
Al momento il team è composto esclusivamente da ingegneri ed esperti di advertising, a dimostrazione del fatto che il progetto è anzitutto un qualcosa che cerca di costruire un business. L’aspetto editoriale verrà soltanto in una seconda fase, coinvolgendo quanti si renderanno disponibili per essere il braccio armato di “Patch” sul territorio. Le argomentazioni previste sono le più disparate: news, eventi, fotografie, filmati, business locali, meteo, dibattiti, volontariato, associazioni, annunci e tutto ciò che possa interessare l’utenza presente in loco (tanto il residente quanto il turista, tanto il pendolare quanto il passante).
Tre le “patch” già create:
Struttura e grafica comuni, medesima piattaforma pubblicitaria, contenuti ottimizzati: è questa l’idea di informazione locale che Patch presenta al mercato. Dal sito è possibile evincere come ogni singola Patch abbia un proprio editore, il quale fungerà presumibilmente da responsabile per i contenuti senza che al momento siano disponibili dettagli ulteriori circa i vantaggi che fanno capo a tale impegno. I Termini del Servizio, però, regolamentano soprattutto gli apporti dell’utenza, cercando quindi nel “reporter diffuso” la linfa da cui trarre l’informazione organizzata che comparirà nelle varie sezioni delle singole “Patch”.
Il sito ufficiale Patch è al momento scarno di dettagli. Vengono elencati i nomi dei principali personaggi coinvolti, quindi vengono lasciati gli indirizzi email utili per quanti vogliano presentarsi ad offrire il proprio contributo alla causa (il progetto non nasconde infatti l’immediata ambizione di riuscire a permeare capillarmente il territorio, creando “patch” ovunque possa essere utile e possibile tanto dal punto di vista editoriale quanto dal punto di vista pubblicitario.
Secondo alcuni potrebbe essere una interessante iniziativa privata, che depreda idee già abbozzate in passato ma che spinge l’informazione locale verso una dimensione nuova e maggiormente solida; un altro punto di vista vede Patch come prossima preda di Google, una iniziativa parallela che potrebbe trovare nel motore di ricerca la propria risorsa principe per l’advertising. La mobilità è sicuramente uno degli obiettivi, con il telefonino a fare da collante tra la posizione dell’utente e la posizione della notizia: una volta messi in relazione tramite le coordinate GPS, ogni scommessa pubblicitaria diventa infatti oltremodo puntuale e redditizia. E questa, a Mountain View, è cosa ben nota.