Altro che pesce d’aprile. Quando Pavel Durov aveva annunciato le proprie dimissioni, alcune settimane fa, aveva detto si trattava di uno scherzo. Peccato però che il CdA della società, in piena fase di acquisizioni, le ha prese sul serio. Non è possibile sapere molto di più della intricata trama di VKontakte, il Facebook russo (100 milioni di utenti attivi), ma è molto probabile che i due magnati Igor Sechin e Alisher Usmanov, nel board della società, c’entrino, così come la tensione con l’Ucraina per la Crimea. E a pagare lo scotto è il social network.
Che il più grande social network europeo sia di fatto politicamente commissariato è di gravità inaudita, ma non c’è da stupirsi visto che si sta parlando della Russia di Putin. Durov ha fondato VKontakte nel 2006, il social ha un’interfaccia molto simile a quella di Facebook ed è il social network leader in Russia contando oltre 61 milioni di utenti attivi in Russia e oltre 100 milioni in tutto il mondo. Il suo rivale diretto, Odnoklassniki, ha 54 milioni di utenti russi. Facebook ne ha soltanto 13 milioni. Il social network è diventato molto popolare tra i russofoni per il suo accesso virtualmente illimitato a video e musica, meno irregimentato che su YouTube.
La vicenda di Durov e del suo licenziamento è paradossale: non essendoci stata una nuova comunicazione dopo le dimissioni del 21 marzo, il consiglio di amministrazione ha formalmente accettato l’uscita del 29enne, che però ha appreso la notizia dalla stampa. In un post sul sito, Durov fa nomi e cognomi:
Oggi VKontakte è stato trasferito sotto il pieno controllo di Igor Sechin e Alisher Usmanov.
I due magnati del petrolio e delle miniere di ferro, molto vicini a Vladimir Putin, hanno quote importanti della società e superano ampiamente il 50%, mentre lo scorso gennaio Pavel Durov ha venduto la sua quota del 12% scatenando le indiscrezioni secondo le quali stava progettando di lasciare l’incarico di amministratore delegato. Durov ha sostenuto in seguito di essere stato costretto a vendere per le frizioni con il servizio di intelligence russo, che aveva chiesto di accedere ai dati personali degli utenti VKontakte per individuare persone coinvolte nell’organizzazione del movimento di protesta ucraino che ha portato al sovvertimento nel paese due mesi fa e al famigerato referendum.
All’epoca Durov pubblicò alcune dichiarazioni che probabilmente gli hanno fatto terra bruciata attorno:
La nostra risposta è stata e rimane un rifiuto categorico: la giurisdizione russa non si estende agli utenti ucraini di VKontakte. Dare dati personali di ucraini alle autorità russe non sarebbe solo contro la legge, ma anche un tradimento verso tutti quei milioni di persone in Ucraina che ci hanno dato fiducia.
La trappola di Snowden a Putin
Alla luce di quanto sta accadendo e considerando la maggiore attenzione degli occhi del mondo verso la Russia, qualcuno comincia a rivalutare l’intervento di Edward Snowden, tramite VoIP, durante una diretta televisiva nazionale. Quando l’ex contractor CIA fonte del Datagate si era rivolto a Putin chiedendogli dei programmi di sorveglianza, era parso che si fosse fatto strumentalizzare. Invece in un certo senso Putin è caduto in trappola, perché mai come ora si parla del lato russo della sorveglianza e della censura online. La risposta piuttosto evasiva, anche se schietta, del premier russo, e la necessità per i watchdog internazionali di ampliare il contrasto alla violazione della Rete, focalizzata sugli Usa nell’ultimo anno, potrebbe porre le condizioni per far emergere tutto quanto ancora si ignora in quella parte del mondo.
Le leggi russe anti-web
The 13 Worst Bits of Russia's Current and Maybe Future Internet Legislation by @jessimckenzi http://t.co/Mt87QICvbK
— Antonella Napolitano (@svaroschi) April 22, 2014
Non mancano peraltro le peggiori intenzioni, nel parlamento russo. WeGov, di cui fa parte anche Antonella Napolitano, ha riassunto vecchie e nuove leggi nel paese che andranno a incidere sulla libertà di espressione sul web. C’è poco da stare allegri, alle tristemente note regole contro la “propaganda omosessuale” e le manifestazioni non autorizzate, potrebbero essere aggiunte norme più repressive che prevedono:
- Un registro di governo per i blog che superano le 3000 visite giornaliere, con identità certe, indirizzi mail.
- Responsabilità civile e penale dei blogger nelle cause di diffamazione anche in caso di contenuti di terzi e di commenti.
- Una serie di argomenti che consentono la chiusura del sito senza autorizzazione giudiziaria, tra i quali critiche all’economia russa, al sentimento religioso, alle forze armate e all’autorità dello stato.
Aggiornamento: Durov ha lasciato la Russia.
(ANSA, 14:26) Lo Zuckerberg russo, il 29enne Pavel Durov, fondatore e direttore generale di VKontakte, ha annunciato di aver lasciato la Russia e di non voler tornare dopo essere stato licenziato dal social network. «Sono fuori dalla Russia e non ho intenzione di tornarci». Nei giorni scorsi aveva rivelato che a dicembre i servizi russi gli chiesero i dati personali degli organizzatori del gruppo Euromaidan.