Peach è una principessa, musa ispiratrice delle avventure di Mario fin dal primo capitolo della serie Nintendo risalente al lontano 1985. Ha passato gran parte degli ultimi tre decenni segregata nei castelli del malvagio Bowser, con il baffuto idraulico in salopette costantemente alla sua ricerca. Un’impresa che, nella maggior parte dei casi, si è conclusa senza l’esito sperato. Perché Mario è un eroe romantico dei tempi moderni, l’incarnazione videoludica di un animo nobile, disposto a tutto e pronto a sfidare le avversità per salvare la propria amata.
Thank You Mario! But Our Princess Is In Another Castle!
Peach fa le torte…
Con il lancio di Super Mario Run (oltre 10 milioni di download in 24 ore su iOS), però, qualcosa è cambiato: Peach fa le torte, è inaccettabile. Nintendo accusata di sessismo. È il caos. Il successo del titolo rischia di trasformarsi in un boomerang, generando un danno d’immagine di cui l’azienda nipponica non ha bisogno. Non in questo momento, soprattutto dopo il flop registrato con la console Wii U e a pochi mesi dal lancio di Switch. Dalle pagine di Recode parte l’accusa, raccolta e rimbalzata persino dall’Ansa. Sui social se ne parla e se ne parlerà con i toni scherzosi e superficiali tipici dei meme. La bomba è stata sganciata. Peach fa le torte. È inaccettabile.
… e corre come Mario
Pur tollerando di voler intavolare la discussione partendo dal presupposto che cucinare torte sia un’attività degradante e poco nobile, va precisato che, all’interno di Super Mario Run, Peach non si limita ad avere un ruolo passivo (come invece accedeva, ad esempio, nei primi titoli della saga). È tra i personaggi sbloccabili e giocabili, insieme a Luigi, Yoshi, Toad e Toadette, quest’ultima altra rappresentante dell’universo femminile, sebbene sotto forma di micete antropomorfo. Chi non è proprio a secco in termini di cultura videoludica ricorderà inoltre la sua presenza da coprotagonista nelle varie iterazioni delle serie Mario Kart, Super Smash Bros. e Mario Party, mentre in Super Princess Peach per DS è la star.
Intravedere in un gioco mobile come quello di Nintendo una minaccia sessista, uno strumento di propaganda maschilista o discriminatorio è alquanto fuori luogo. Si consiglia ai critici videoludici alla ricerca spasmodica del flame di dare uno sguardo ad altre produzioni, forse meno note ai non addetti al settore. Dead or Alive, per citarne una. Lì, senza dubbio, di torte non se ne trovano.