Un nuovo grave caso di pedofilia scuote l’Italia ed ancora una volta ad essere coinvolto è il Web. Tuttavia occorre analizzare a fondo la notizia per evitare il diffondersi di timori non sempre ben riposti e spesso tali da creare immotivata resistenza nei confronti degli strumenti propri della rete.
Il caso è quello esploso in provincia di Brescia ove i Carabinieri hanno arrestato 11 persone con l’accusa di adescamento di minori. Gli undici avrebbero consumato rapporti sessuali tanto a casa propria, quanto in parcheggi di centri commerciali della zona, con ragazzi precedentemente conosciuti e adescati online su uno specifico (ma non meglio precisato) social network per incontri. I dettagli sono importanti: l’incontro avviene su di un social network dedicato, sul quale i ragazzi si sono presentati come maggiorenni e dove in certi casi hanno venduto le proprie prestazioni. Ciò non abbassa di un millimetro la gravità delle accuse e le colpe degli arrestati, tuttavia allontana l’idea di una sorta di pesca a strascico sui social network propria di un certo immaginario stereotipato che in passato non ha consentito di focalizzare bene il problema agli occhi della pubblica opinione.
L’inchiesta è stata avviata ormai da mesi e tra le note dolenti si segnala in particolare la presenza, tra gli arrestati, di un sacerdote (della parrocchia bergamasca di Solza), un agente di Polizia e un allenatore di una squadra di calcio giovanile. I genitori che vi avevano avuto a che fare non nutrivano il benché minimo sospetto, ma le indagini non lasciano dubbi: il sequestro dei pc presso le abitazioni degli imputati consentiranno agli inquirenti di approfondire la gravità e la vastità del fenomeno, nonché le metodologie usate per l’adescamento ed i contatti successivi.
Il Web è stato per gli imputati un elemento facilitante, ma che al tempo stesso ha consentito di scoprire e tracciare le attività che gli stessi hanno probabilmente potuto portare avanti anche in una dimensione offline. L’emergere della rete ne ha consentito l’abbattimento e la vigilanza continua su fenomeni di questa natura è il chiavistello necessario per portare alla luce violenze e reati troppo spesso celati tanto alle forze dell’ordine quanto al semplice sospetto dei conoscenti.
L’operazione si è estesa tra Lombardia ed Emilia Romagna e per tutti il capo d’accusa a cui rispondere sarà quella di prostituzione minorile continuata.